Grazie “Ago” forse ci ritroveremo, ancora una volta

Eventskarate 25 ottobre 2014

Ilio Semino

Mi mancherai, Senpai. Nel 1965 mi hai insegnato a chiudere il pugno, nel ’66 ad andare in Vespa; negli anni successivi sei stato il mio mentore,

quello che senza farmelo notare mi “proteggeva”, quello che alle gare gli chiedevo di battere gli avversari più ostici per non doverli incontrare dopo, quello che se ci riusciva, magari facendosi squalificare, me lo menava per mesi (…belin, se non c’ero io…) e se non ci riusciva vedevo il sincero dispiacere sul muso preso a pugni; mollavi il lavoro per portarmi sul Fasce a fare motocross, mangiavamo pane e salame e vino bianco dividendoci le 500 lire per uscire con le ragazze del Cassini, abbiamo vissuto assieme stringendoci in casa, abbiamo fatto i padrini di battesimo ai nostri figli, abbiamo affrontato chiunque sicuri, senza guardare, di essere uno di fianco all’altro. Abbiamo preso strade diverse, poi con una umiltà che ti ha reso onore, sei venuto ad allenarti da me, come allievo, tu che mi eri stato Maestro…..
La vita ci ha nuovamente diviso; dopo tanti anni ti ho ritrovato, provato dal destino nell’animo e nel corpo e hai riscoperto la forza che avevi, confermando di essere per me il “Senpai”. Hai ricominciato a voler vivere, ad aiutarmi nelle mie cose del karate e della vita, a sostenere i ragazzi del kata, a diventare il nostro primo dei tifosi e l’ultimo dei critici, ad essere loro complice, a volerci bene…
Oggi ho assistito alla tua ultima battaglia, impotente e disperato per la mia impotenza, e non ho potuto restituirti il favore di sconfiggere il tuo avversario peggiore per consentirti di disputare la finale, un avversario imbattibile per chiunque…
Mi mancheranno la tua spavalderia e la tua arroganza, la tua generosità, bontà e tenerezza, il tuo sguardo da “gatto” quando la sapevi lunga, le tue sparate in dialetto, le nostre chiacchierate, bagnate di Rum, a ricordarci gli episodi della nostra vita passata assieme.
Eravamo entrambi figli unici, ma se non fosse stato così, saremmo stati fratelli.
Grazie “Ago” forse ci ritroveremo, ancora una volta.

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