Giappone il respiro del sole
Dopo l’arrivo dell’Americano Matthew Perry, nel 1853, il Giappone si trovò in una grave situazione di caos e panico. Molti dei samurai, in primo luogo quelli dei ranghi più bassi, cominciarono a dubitare della reale capacità dello Shogun di difendere la nazione e abbandonarono i loro signori per raggiungere Kyoto e unirsi al movimento rivoluzionario. Tuttavia non sapevano a quale movimento aggregarsi e crearono in questo modo una situazione ancora più caotica nella capitale. Infatti c’erano diverse scuole di pensiero, tutte accomunate dall’ideal di aiutare il Giappone. Allo stesso tempo, nel distretto di Tama, vicino a Edo (ovvero Tokyo), vi era una scuola di kenjutsu (l’arte della spada), dove si praticava il Tennen Rishin Ryuu (arte marziale giapponese). l maestro era Kondou Isami, e tra i suoi studenti vi erano Hijikata Toshizou, Okita Souji e Inoue Genzaburou, che erano come fratelli. Inoltre vi erano molti che frequentavano la scuola solo per ricevere il pranzo, come Yamanami Seisuke, Harada Sanosuke e Nagakura Shinpachi. Quando alla palestra si venne a sapere della situazione di Kyoto, questi samurai decisero di raggiungere la capitale, spinti da un forte patriottismo. A Kyoto, si arruolarono con Kiyokawa Hachirou e furono nominati “Difensori di Kyoto”. In realtà Kiyokawa, pur dichiarandosi ufficialmente dalla parte del Bakufu (termine giapponese per indicare il governo militare dello Shougun) addestrarli come Ishin Shishis. Lo Shogun fu però informato di questo tradimento e diede ordine di assassinare Kiyokawa prima che il suo piano fosse realizzato. Dopo questi fatti Kondou decise di appoggiare lo Shougun e fondò il gruppo degli Shinsengumi composto di 13 membri riuniti sotto il kanji di lealtà. Al Gruppo si unirono molti samurai, tuttavia i rapporti tra i membri all’interno degli Shinsengumi non andarono sempre bene. Questo anche a causa del comportamento di persone come Serizawa e Niimi che nascondevano dietro al nome degli Shinsengumi tutte le loro cattive azioni. Niimi, in seguito a un incendio appiccato da lui stesso e da Serizawa a una locanda, venne condannato al seppuku (rituale per il suicidio) daSerizawa che riuscì a far ricadere sul compagno tutta la colpa. In seguito a questi fatti, Serizawa fu assassinato da un gruppo speciale insieme agli altri Shinsengumi corrotti, e Kondou e Hijikata decisero di rendere più difficile l’ingresso di nuovi samurai nel gruppo e di rendere più severo il regolamento. Così chiunque non si fosse comportato secondo le regole d’onore dei samurai veniva ucciso o gli era ordinato il seppuku. Il compito degli Shinsengumi era essenzialmente quello di pattugliare le strade di Kyoto e mantenere la pace e l’ordine. Essi giuravano di proteggere Kyoto con la propria spada. In quell’epoca chi non era in grado di provare chi fosse e di non essere un membro di qualche gruppo che complottava contro lo Soghun veniva ucciso immediatamente. Questo fatto fece diventare gli Shinsengumi degli uomini molto temuti per la loro mancanza di pietà e per la loro severità nelle punizioni. La loro tecnica combattiva preferita era quella del molti contro uno (o pochi), e questo divenne più evidente man mano che il gruppo degli Shinsengumi si ingrandiva. Una notte, nel giugno del 1864, avvenne l’Affare Ikeda-ya. Gli Shinsegumi riuscirono a uccidere parecchi membri dell’Ishin Shishis, i loro più acerrimi nemici, e divennero in una notte degli eroi nazionali. Tuttavia quest’impresa se pur vittoriosa costrinse gli Shinsengumi a pagare un prezzo molto alto. Con l’accrescersi dell’ammirazione nazionale, gli Shinsegumi divennero un gruppo sempre più folto, fino a contare 300 membri.
Ma chi erano i protagonisti?
Erano…
Kondo Isami ha origini umili in quanto è un figlio di un contadino. Era il preside della scuola dell’ arte marziale della katana, Tennen-Rishin-ryuu (天然理心流) ad Edo. La sua discendenza amministra ancora ad oggi la sua scuola.
Il capitano (Kyokuchoo 局長)
Hijikata Toshizoo 土方歳三 1835-1869
Il vice-capitano (Fukuchoo 副長)
Hijikata Toshizoo, di famiglia benestante, che doveva la sua ricchezza al commercio di farmaci. Era considerato molto affidabile da Kondou e comandava l’organizzazione con regole durissime. Aveva un sopranome “Oni no Fukuchoo (l’Orco Vice-capo)”. Morì nel 1869, dopo la battaglia di Hakodate, sull’isola di Ezo, durante un assalto delle truppe imperiali condotto via terra e via mare in contemporanea. Ad ucciderlo fu un colpo di proiettile sparatogli alle spalle nella regione lombare. Dove sia stato sepolto, non è noto, ma si prega un suo monumento davanti alla stazione di Itabashi come se fosse tale. Sopra l’epitaffio recita “Anche se il mio corpo è caduto sull’isola di Ezo, possa il mio spirito proteggere il mio signore a est”.
Okita Sooji (沖田総司 1844-1868)
Era il più bravo sull’arte marziale della katana e il capo di uno dei dieci plotoni militari. Aveva la tubercolosi ed è morto per questa malattia a giovane. Veniva descritto sempre come un bel ragazzo, ma non si sa se è vero. Si dibatte sul fatto che Okita abbia avuto davvero il primo svenimento per tubercolosi durante l’incidente di Ikedaya (in tale scontro Okita aveva appena venti anni). Quello che è certo è che il 4 gennaio dell’era Keiō, venne ospedalizzato al Matsumoto Ryōjun di Edo dove rimase solo, sembra, con sua sorella e i nipoti, quando Shinsengumi e Shinchōgumi rientrarono nel Tohoku. Morì il 30 maggio del 1868, a soli 24 anni. Sepolto la notte stessa al tempio di Sensō-ji di Tokyo, la sua tomba è visitabile a giugno una volta al mese.
Heisuke Todo
abbandonò la Shinsengumi per seguire Ito, e morì nel 1867 durante l’incidente Aburakoji. Secondo le memorie di Shinpachi Nagakura, Kondou l’avrebbe voluto risparmiare, ma la recluta Miura Tsunesaburō non era a conoscenza dei fatti e perciò l’attaccò.
Nagakura Shinpachi
fu il più longevo assieme a Saito, morì infatti di morte naturale nel 1915. Non prima di averci fatto un dono straordinario, ossia essersi fatto intervistare da un giornalista e aver così redatto lo Shinsengumi Tenmatsuki, straordinario resoconto dei tempi sanguinosi da lui vissuti. Tali memorie furono perse e ritrovate solo nel 1998.
Hajime Saito
Anche Saito morì nel 1915, all’età di settantuno anni. Venne ritrovato seduto compostamente nel suo salotto, in posizione seiza, sul pavimento.Si dibatte su un suo possibile alcolismo perchè pare non avesse retto il drastico cambiamento del mondo da lui visto (da notare il suo attaccamento alla tradizione nel constatare che nella sua casa non esistevano mobili di importazione occidentale come era possibile riscontrare nelle case di quel tempo) e tutti i lutti subiti ma, nonostante ciò, vicino al suo corpo non sono state ritrovate bottiglie. La cosa certa è che a portarlo via fu un’ulcera allo stomaco.
Sanosuke Harada
Harada, quando gli Seiheitai lasciarono Edo, avrebbe voluto unirsi a loro per tornare dalla moglie e dal figlio, desideroso di rivederli. Ma si trattenne, e combatté schierato con Tokugawa la battaglia di Ueno. Ferito da due colpi di pistola, morì due giorni dopo il 6 luglio 1868. Ma c’è una voce leggendaria secondo cui in realtà si sarebbe fatto passare per morto, e sarebbe andato in Cina dove avrebbe capeggiato un gruppo di ribelli a cavallo. Nel 1965 emerse un articolo dove un tale chiamato Harada Sanosuke, un vecchio giapponese, avrebbe richiesto, per il suo gruppo di mezzi banditi, l’aiuto dell’armata giapponese per sedare la prima guerra sino-giapponese. ma non si sa niente di più.