By M° Ilio Semino

Molti anni fa (anni ’90) mi venne chiesto da Samurai di scrivere qualcosa sui personaggi che avevano fatto grande la Fe.S.I.Ka. Lo feci con piacere, in particolare per tre atleti (poi Maestri) che avevano rappresentato a mio avviso, in maniera significativa, la grande Federazione milanese. Senza nulla togliere ai molti altri loro colleghi di pari grado ed importanza, per primo citati Nino Tammaccaro, simbolo della caparbietà e dello spirito indomito che animava il karate di quegli anni e di quella organizzazione. Se me lo permettete vi ripropongo il mio pezzo, in occasione dellasua presenza allo “Stage d Cuore 2017” lo ripropongo peri suoi amici ed estimatori.

NINO SAN

Nino Tammaccaro era un uomo di ferro. 

Aveva diversi anni più di me (1937) ed era una persona piuttosto semplice, apparentemente burbero, era invece un ragazzo spiritoso e di compagnia che stava a tutti gli scherzi che i compagni di squadra non lesinavano fargli. A quel tempo non era un grande tecnico ma aveva una grinta ed un gyaku tsuki d’incontro spaventosi, accompagnati da una volontà impressionante. Ma veniamo al punto.

Spessissimo si legge e si sente dire che era la vittima preferita del Maestro Shirai dal quale si dice le prendesse di santa ragione; e questa cosa mi ha sempre fatto arrabbiare.

E’ vero, Nino era famoso per epici combattimenti con il Maestro nei posti più impensati, come del resto usava a quel tempo in quell’ambiente: nell’atrio della  palestra, o mentre si era nello spogliatoio a cambiarsi; il Maestro magari diceva: “Nino san, scaldiamo un po’ neh….” Ed iniziava lo scambio di colpi, tra borse a terra e panche in mezzo, e compagni che si scansavano. Magari poi ci si trasferiva in palestra e mentre qualcuno conduceva il taiso, la lotta continuava. Certo il Maestro esercitava su tutti una certa soggezione e, seppur molto superiore tecnicamente, questo lo faceva sembrare ancora più invincibile. Quello che aveva Nino era invece la volontà di porre lo scambio sullo stesso piano e rispondeva ai colpi senza timore, sempre “mae maki”. A quel tempo Shirai sensei era fortissimo in quel tipo di combattimento e qualche botta, involontaria o “programmata”, ci scappava… a volte poi con Nino diventava una sorta di questione personale: Shirai non voleva che la sua superiorità fosse messa in discussione e Nino non ci stava a fare da sparring. Se invece di criticarlo poi per i colpi subiti e magari sorriderne, qualcuno che stava dietro alle colonne per non correre il rischio di essere chiamato a combattere, si fosse interrogato sul coraggio di questo ragazzo che senza timore e vincendo la soggezione affrontava quello che rappresentava allora, ancor più di oggi, il Maestro Shirai, e nonostante i duri colpi continuava a combattere, molti di coloro che non si sono mai sognati di farlo e che negli anni lo hanno additato come la vittima preferita del Maestro, si sarebbero ricreduti.

Personalmente ho imparato molto da Nino, in special modo sul piano caratteriale, anche perché in via Piacenza e poi in via Bezzecca e poi in via Maffei molto spesso mi sono trovato a far coppia con lui nelle applicazioni o nel le varie forme di kumite, a volte addirittura era lui a chiamarmi dinnanzi a lui. Certamente era un duro, anche con se stesso, che ti faceva sentire il colpo e preferiva darle che prenderle. Ma quando capitava a lui non batteva ciglio, ma potevi star certo che ti restituiva tutto….con gli interessi!

( By M° Ilio Semino )

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