
Andrea Guarducci
Nel Judo e nel Karate – come in altri sport di combattimento – la categoria di peso è un elemento determinante.
Non si tratta solo di una divisione tecnica: è una variabile che condiziona allenamenti, alimentazione, strategie e persino la carriera di un atleta.
Gli studi più recenti (Mountjoy et al., IOC consensus 2018; Sundgot-Borgen et al., 2021) hanno evidenziato come le pratiche scorrette di “weight cutting” possano compromettere crescita, metabolismo, salute ormonale e ossea, con danni che si manifestano già in età giovanile.
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La realtà che vediamo spesso nei tatami e nelle palestre
Giovani judoka o karateka che, per rientrare in categoria:
• digiunano,
• si disidratano correndo coperti da tute in nylon,
• ricorrono a lassativi o diuretici.
Pratiche “folkloristiche” che sembrano soluzioni veloci, ma che in realtà bloccano lo sviluppo, alterano la densità ossea, compromettono la forza e la lucidità in gara.
Il tutto per un vantaggio illusorio: entrare in una categoria più bassa, salvo poi arrivare sul tatami stanchi, disidratati e con meno energia dell’avversario.
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Cosa ci dice la scienza
• Tra i 12 e i 16 anni il rischio è massimo: il calo peso rapido rallenta la crescita staturale, altera gli ormoni sessuali, aumenta il rischio di fratture e di amenorrea precoce nelle ragazze.
• Dai 16 ai 21 anni i danni riguardano la stabilità ormonale, la fertilità, la massa ossea e la capacità di mantenere i progressi muscolari ottenuti.
• Dai 21 ai 35 anni, quando l’atleta è al massimo della performance, il problema diventa cronico: danni renali, cardiaci, metabolici e psicologici.
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L’alternativa corretta
• Scelta della categoria sulla struttura dell’atleta, non sulla scorciatoia della bilancia.
• Programmazione del peso con cali graduali (0,5–1% a settimana), senza disidratazioni.
• Monitoraggio costante: pliche o DEXA, esami clinici, diario nutrizionale.
• Alimentazione con energia disponibile ≥30 kcal/kg FFM, proteine 1,6–2,2 g/kg, grassi ≥0,8 g/kg, carboidrati modulati in base al carico di lavoro.
• Integrazione solo se necessaria e supportata da dati (Vitamina D, ferro, omega-3, creatina).
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Judo e Karate: due esempi concreti
• Nel Judo le categorie sono molto rigide, con pesatura ufficiale e controllata poco prima della gara: qui un taglio scorretto può significare non gareggiare affatto.
• Nel Karate, pur con regole diverse, il peso condiziona molto gli abbinamenti e la strategia di gara: arrivare scarichi di energia per fare il “peso” può annullare mesi di lavoro tecnico.
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Il vero gioco di squadra
La responsabilità non è solo dell’atleta:
• il tecnico deve conoscere regole e tempi,
• il preparatore atletico deve saper gestire i carichi e la composizione corporea,
• il medico/nutrizionista deve monitorare salute e parametri clinici.
Solo così l’atleta può arrivare forte, lucido e sano in gara.
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La mia filosofia
Preparare un atleta vuol dire aiutarlo a diventare la miglior versione di sé, non a inseguire un numero sulla bilancia.
Le categorie servono a garantire equità, non a mettere a rischio la salute.
Per questo il mio lavoro da preparatore atletico multi-sportivo si fonda su un principio chiaro:
si gareggia con la testa e con il cuore, non con la bilancia.
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Questo messaggio lo rivolgo ad atleti, famiglie e allenatori:
scegliamo sempre la strada della competenza, della progressione e del rispetto della salute.
I successi sportivi arrivano solo quando l’atleta è in equilibrio con il suo corpo.