Il Futuro del Karate-do di Okinawa

Il discorso di Sensei Leon Pantanowitz
al Budo Sai Symposyum
tenutosi in Okinawa il 22-Agosto-1998

 


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La grande tradizione Okinawense del “TE”, un’arte marziale che forgia il corpo umano come un’arma e lo allena per le necessità della difesa personale mentre paradossalmente tende la mano alla fratellanza e alla pace, è un prodotto della fusione che avvenne nel diciottesimo secolo fra l’okinawense arte del “TE” e le arti cinesi del kempo come erano praticate a quel tempo nel Fuzhou, nella provincia del Fukien.

La storia delle radici e dello sviluppo di questa sintesi, sono state magnificamente riportate nel libro del Maestro Morio Higaonna “The History of Karate Okinawan Goju Ryu”, e non necessita di ulteriori commenti eccetto che raccomandare questo libro, come lettura essenziale e testo di studio, per tutti i seri karate-ka che non lo hanno ancora fatto.

Il mio scopo, nel breve tempo disponibile, è presentare riflessioni su come preservare e perpetuare questa tradizione per il futuro, in maniera che le future generazioni possano acquisire il massimo dei benefici e del piacere derivati dal duro allenamento di questa tradizione così come lo è stato per me.

Che cosa è la Tradizione?

La definizione della parola tradizione è un “tramandare” o “trasmettere” qualcosa di materiale o tangibile, da una generazione ad un’altra, da padre a figlio, ecc., nella sua forma originale senza variazioni. Tramandare o trasmettere una tradizione normalmente presenta due facce: la prima consiste in una trasmissione o in un insegnamento degli elementi fisici della tradizione e la seconda consiste nella trasmissione della tradizione orale che integra, riempie e pertanto completa gli elementi fisici della prima fase.

Il kata è un semplice esempio che tutti possiamo riconoscere. La forma del kata rappresenta l’aspetto fisico, ma rimarrebbe pressoché simile ad una statua senza la tradizione orale che lo accompagna, soffiando vita al suo interno, dandogli il suo ritmo, movimento, centro di attenzione, muchimi, chiru no chan chan e tutte le sue altre innate qualità insieme con i suoi bunkai e le applicazioni di difesa personale, tutto ciò trasforma la “statua” in un’arte marziale – un’arte di potente bellezza.

Dalle sue radici originarie, la tradizione del Karate-do di Okinawa è stata influenzata dalla filosofia del Buddismo e, in particolare, dal Buddismo Zen, l’essenza del quale è rifiutare l’ego come entità o come qualcosa che ha una reale esistenza. Il Buddismo Zen evidenzia la vacuità delle cose, per esempio il “Kara” del “Te” o della mente e conseguentemente la vacuità dell’ego.

Praticando il karate con il convincimento che è una forma di “Zen in movimento”, noi alleniamo noi stessi a conseguire il controllo di ciò in maniera che in una situazione reale di “vita o di morte” saremo in grado di sconfiggere le nostre paure ed eseguire la tecnica con chiarezza e calma, consentendoci di sopravvivere e di cavarcela con successo. Questa è la tradizione del Bushi-Do del quale l’Okinawan Karate-Do è una parte essenziale.

A questo punto gradirei presentare un’altra tradizione che è diametralmente all’opposto, ed è l’assoluta antitesi in termini filosofici dello “svuotamento dell’ego”. Questa tradizione affonda le sue radici nell’antica Grecia dove fu creato il movimento Olimpico, il quale ideò i Giochi Olimpici, che oggi sono il caposaldo delle competizioni sportive moderne.

La forza trainante per uno sportivo moderno è essere il migliore per vincere un premio, una medaglia, soldi, per ottenere diritti dal proprio nome su etichette di capi sportivi e su articoli di consumo. Lo scopo dello sportivo moderno è di battere record, essere più veloce, saltare più in alto, lanciare più lontano, brillare e vincere ed essere una stella – il suo ego non è fatto per essere svuotato ma per essere più che riempito.

E’ stato dato un tremendo impulso alle competizioni sportive moderne attraverso un sempre maggiore spazio sui media, pagati per il grande business degli sponsor.Le organizzazioni di karate di tutto il mondo, anche quelle organizzazioni che si autodefiniscono tradizionali, hanno detto: “anche noi vogliamo essere li” come il tennis, il calcio, il baseball, l’atletica, gli Olimpionici, come il judo. Moltissime organizzazioni di karate tradizionale e non tradizionale si sono appassionate ad organizzare gare di karate tanto da fare di questo mondo di competizioni il loro scopo principale.

Il prezzo in termini di “Arte Marziale” e di conservazione della tradizione è stato altissimo. La maggior parte dei campioni mondiali di kumite moderno non sa come eseguire un solo kata. Quando si esauriscono come agonisti ciò rappresenta la fine del loro percorso nelle arti marziali

Le forme dei kata nelle competizioni sportive sono state cambiate in maniera da condizionare i giudici con estetismi e forma, con il solo sacrificio della potenza e del significato marziale che è andato perduto.

Prevedo che le future competizioni di kata si svolgeranno come attualmente su tre round. Il primo ed il secondo saranno round di eliminazione, dove saranno eseguiti kata shitei, ma saranno consentiti solo otto kata: due per ogni stile Wado, Shotokan, Shito e Goju, però saranno rigorosamente standardizzati con la conseguente perdita dell’identificazione di stile. Il terzo round sarà un round per le medaglie per il 1°, 2° e 3° posto, e sarà eseguito un tokui kata – completamente di libera interpretazione – il nuovo kata esalterà l’abilità atletica del concorrente, con coreografie preparate da esperti nel campo delle sequenze di combattimenti cinematografici, balletti, esercizi di ginnastica, ecc..

In seguito questi kata saranno anche accompagnati dalla musica.

La solo differenza fra una gara di pattinaggio sul ghiaccio e una futura gara di kata sarà il ghiaccio ed i pattini. Saranno introdotti anche karategi colorati e con fogge differenti.

Senza dubbio nel corso degli ultimi venti anni le competizioni di karate hanno aiutato a rendere il karate popolare, ma la gente ancora pensa di praticare il karate tradizionale.

Credo che la bolla di sapone sia finalmente scoppiata e allo scopo di rendere le competizioni di karate più gradevoli per un pubblico di non addetti ai lavori, le competizioni stesse diventeranno sempre meno tradizionali. Il judo ha patito lo stesso destino, ma con il karate le conseguenze in termini di tradizione e di capacità nelle arti marziali saranno molto, molto più gravi.

Sembrerebbe che la tradizione non sia positiva per le competizioni di karate e che le competizioni di karate non siano positive per il karate tradizionale.

I media, il grande business e gli sponsor prediligono lo sport e le competizioni sportive. Come può quindi il karate-do tradizionale sopravvivere in questo mondo moderno?

La prima cosa essenziale per la sua sopravvivenza è che noi, i praticanti, dobbiamo assimilare e fare nostro questo convincimento che la tradizione è un grande valore. La seconda cosa essenziale è che le sue radici, la sua storia, le sue tradizioni orali e fisiche devono essere praticate da noi senza modifiche. Quando si modifica qualcosa come il kata per convenienza, per le competizioni o per qualunque altra ragione, si distrugge la tradizione. Un ottimo oyo bunkai introdotto in un kata cambia quel kata per sempre perché il movimento corretto originale va perduto. La terza cosa essenziale per noi, come karate-ka tradizionali, è di cercare di evitare le competizioni.

E’ mia inamovibile convinzione che le competizioni di karate porteranno all’estinzione del karate tradizionale.

Noi andremo incontro ad un grosso problema finanziario, finché i governi finanzieranno in primo luogo gli sport olimpici, in secondo luogo gli sport non olimpici, e non finanzieranno le attività tradizionali come il karate.

Per contrastare ciò, sarà necessario che i Budo Sais come questo e le più importanti manifestazioni siano organizzate da sponsor famosi. Noi dovremo riunirci sotto una grande mente imprenditoriale.Alla fine potremo essere più piccoli, ma saremo l’essenza, e l’essenza sopravvive sempre.


 

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