La K.O.I ITALIA cambia identità

eventskarate marzo 2011

La parola al Presidente Gina Ragazzo, 5° dan Internazionale, già atleta agonista di spicco nonchè, docente di kata shotokan dei c.a.s.k. della ex F.I.L.P.J.K., ha  alle spalle una formazione tecnica e disciplinare importante, maturata sotto la guida del m° Shirai e di altri prestigiosi nomi giapponesi ( Nakayama, Kase, Nishiyama, Enoeda, Oishi, ecc.)

Ha insegnato all’estero per  altre  Federazioni: Stati Unititi, Polonia, Svizzera, Scozia ecc.

 K.E. Come è arrivata alla conoscenza di Tommy Morris?

G.R. Era il 1992. Insegnavo nei  c.a.s.k. Lazio e, nell’ambito di uno dei collegiali, ricordo che eravamo nel centro di atletica di Formia, mi sono sentita, a un certo punto, molto osservata da un signore in divisa arbitrale che ancora non conoscevo e che la F.I.L.P.J.K. aveva chiamato per far docenza ai nostri ufficiali di gara. Era Tommy Morris. Al termine delle nostre rispettive lezioni, Morris mi ha avvicinata, si è presentato e abbiamo iniziato così una piacevole conversazione sui nostri rispettivi punti di vista riguardo al karate. Al termine della giornata Morris mi ha invitata ufficialmente alla sua “1st International Cup K.O.I.” (dove ho vinto il mio primo oro K.O.I.).

Da allora non sono più riuscita ad abbandonare l’idea di portare anche in Italia una “filiale” della grande famiglia K.O.I. e, grazie ai consigli di Morris ed all’aiuto di validi collaboratori, finalmente ci sono riuscita.

K.E. Non pensa che in un Paese che pullula di Federazioni, Enti, Istituti di ogni sorta la sua K.O. Italia sia un’altra sigla come tante altre?

G.R.Se lo avessi pensato per un solo momento non mi sarei buttata anima e corpo in questo progetto.

È vero la scorsa stagione ho dato alla K.O. Italia un’identità  federativa e, devo dire, di aver avuto, comunque,  un grosso successo: stages dai contenuti tecnici di qualità, gare  organizzate  sempre in ottime strutture, arbitraggi obbiettivi e competenti sono stati il nostro biglietto da visita “ufficiale”

K.E.Sappiamo però che avete deciso un passo indietro.

G.R.Dipende dai punti di vista , secondo noi abbiamo deciso di fare un passo avanti! Inutile tenere imbrigliate le nostre forti potenzialità in una struttura federale che costringe le persone a scegliere o, comunque, a sottoporsi a una serie di spese che, seppur contenute, possono risultare un aggravio per le piccole società.

Personalmente ho fatto una seria riflessione: l’Italia ha già una sua Federazione ufficiale e questa è la F.i.j.l.k.a.m..

Alla F.i.j.l.k.a.m. si affiancano altre organizzazioni, alcune prestigiose, altre meno, ma degne tutte di rispetto  perché frutto di ricerca,sacrificio e lavoro per tante persone.Viviamo in un Paese libero e, malgrado ci chiamiamo italiani, stiamo assumendo sempre più una mentalità americana: il nostro panorama offre di tutto e tutti vogliono tante opportunità di scelta , proprio come in supermercato , se mi si passa l’esempio.

 

K.E.  Sì, ma sappiamo che, per aderire al circuito mondiale di Morris, bisogna comunque appartenere alla WKF.

G.R. E’ quantomeno ovvio che Morris abbia messo questa “clausola” : non dimentichiamoci che questo incredibile personaggio è a capo degli arbitri della W.K.F. da anni e che W.K.F.  significa World Karate Federation,una sigla che salvaguarda la vita delle Federazioni Ufficiali nazionali e che nessuno di noi intende contrastare in alcuna maniera.

E’ proprio  per questo che ci siamo orientati verso il nostro Progetto Alliance in cui, sono felice di dirlo,  “Karate Events”  ha creduto per primo diventando rivista ufficiale KoItalia.

 

K.E.  Quindi la K.o.Italia…

G.R.  Quindi la K.o.Italia  continua la sua fervida attività ,in Italia e all’estero, ma assume una connotazione non federativa, si avvale di un nuovo staff organizzativo che vede sempre alla Presidenza nazionale Gina Ragazzo, e si prepara ad accogliere vecchi e nuovi amici,che sono tutti benvenuti, nel progetto “Alliance”.

Alliance significa alleanza: Il nostro obiettivo primario,infatti, è quello di creare un circuito di istruttori che possano collaborare con la K.o.Italia ,ricevendo in cambio tutta una serie di servizi assolutamente gratuiti,sconti eccezionali per gare e stages e, soprattutto, l’opportunità di vedere i propri atleti inseriti nel circuito azzurrabile che si preparerà a partire per il “ 12th World Cup K.O.I.” .

K.E.  Dove si svolgerà quest’anno la Coppa Del Mondo?

G.R. Sono in ballottaggio questa volta Grecia e Croazia. Pensate che a Dresden, in Germania, nell’ambito della “12a Coppa del Mondo” alla quale abbiamo partecipato riportando a casa 2 argenti e 1 bronzo, c’erano ben 1.200 atleti partecipanti distribuiti su 8 tatami e assistiti da 60 arbitri,per un totale di 36 nazioni presenti!

Partecipare ad un evento del genere per tecnici ed atleti significa  spalancare una porta su una realtà altrimenti irraggiungibile con i normali circuiti nazionali: o sei inserito in un gruppo di professionisti o, seppure tecnicamente valido, sei fuori dai giri importanti, e questo è un peccato, considerando che le età agonistiche si accorciano e che il livello atletico-tecnico  specifico è sempre più alto.

Sono sicura, inoltre, che gli atleti che la K.O. Italia recluterà potranno anche mettersi più all’evidenza di altri “talent-scout” che altrimenti, non sarebbero a conoscenza neanche della loro esistenza.

K.E.Ma non pensa che un discorso del genere sia, professionisticamente parlando, troppo ambizioso per alcuni elementi, per alcune realta?

G.R.Certo se continuiamo a pensare che le piccole realtà siano una specie di terzo mondo, forse è vero. Ma siccome siamo certi, io per prima, che le persone possano educarsi a vicenda scambiandosi le proprie realtà, non vedo perché il discorso sia “troppo” ambizioso.

E’ legittimo per tutti avere delle ambizioni. La nostra professione è come tutte le altre, , non siamo dei “paria” : abbiamo di fronte a noi una scala. Possiamo decidere di salire, gradino dopo gradino per arrivare in cima, ed insieme è più facile, o possiamo decidere il contrario. Spero che ci sia qualcuno con me pronto a salire non una scala soltanto e a credere che l’ambizione possa essere una qualità anziché un difetto.

 

 

 

 

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