La corsa olimpica del Karate

Intervista al Presidente della W.K.F., Antonio Espinos

eventskarate  07 luglio 2009

Fonte: http://www.fijlkam.it/fileadmin/documenti/news/Athlon.net/athlon_net_luglio_bassa.pdf

 Perché è il momento giusto per inserire il karate nelle Olimpiadi?

Siamo più forti e più stabili di allora [Sessione CIO a Singapore nel 2005]. Abbiamo fatto grandi progressi in questi quattro anni e migliorato notevolmente i rapporti presentati al CIO.

Eravamo pronti allora e lo siamo ancora di più nel 2009.

Perché le Olimpiadi sono importanti per il karate?

Le Olimpiadi sono molto importanti per uno sport come il karate, giacché esse racchiudono tutti i valori che noi rappresentiamo.

Uno dei punti forti del karate è da ricercare nel suo valore sociale. Abbiamo 180 federazioni ed è uno sport che rappresenta le realtà della società odierna. Il problema oggi è il riconoscimento sociale da parte delle istituzioni… nei paesi in via di sviluppo gli sport olimpici ottengono finanziamenti dalle istituzioni pubbliche, mentre nulla è stanziato per gli sport non olimpici.

Nonostante tutti i nostri sforzi tesi a promuovere lo sport. Immaginate cosa succederebbe se diventassimo uno sport olimpico; il valore sociale del karate aumenterebbe considerevolmente.

Qual è il contributo del karate ai Giochi Olimpici?

Abbiamo una proposta che vanta 120 atleti di elite, 60 uomini e 60 donne, un aspetto che contribuisce quindi all’uguaglianza dei sessi. Si tratta di uno sport spettacolare e avvincente, che in occasione delle grandi manifestazioni, come i campionati del mondo, richiama un grande pubblico. Il karate può condividere una sede già esistente nelle Olimpiadi, come quella della pallavolo o della pallacanestro. Non abbiamo bisogno di ulteriori strutture. È una disciplina tra l’altro molto economica, in quanto necessita di due zone di gara, zone di allenamento, schermi e tabelloni elettronici.

Qual è un punto che vi contraddistingue dagli altri sport in lizza?

Alcuni membri del CIO credono che con l’ingresso del karate il numero delle discipline di arti marziali sarebbe eccessivo, come in realtà evidenziò il rapporto della Commissione del programma olimpico nel 2002. La Sessione CIO del 2005 dimostrò come questa non fosse l’opinione prevalente dei membri del CIO, in quanto il karate rientrò nella rosa ristretta insieme allo squash, a dimostrazione del fatto che il CIO non aveva alcun problema con il karate. Purtroppo non riuscimmo ad ottenere i due terzi di maggioranza per diventare sport olimpico. Il programma olimpico acquisterebbe dinamicità con l’ingresso del karate.

Come si sta svolgendo la campagna di promozione?

Noi siamo una federazione modesta, che non dispone di risorse sufficienti per allestire una grande ampagna mediatica. Ciononostante, ci siamo attivati con dinamismo e abbiamo avuto contatti con il Presidente [del CIO] durante svariati incontri. In occasione della riunione dell’Associazione dei Comitati Olimpici Nazionali dell’Africa in programma per agosto, farò una presentazione sul karate. Abbiamo inoltre parlato con i rappresentanti di Sportaccord a Denver. Stiamo facendo quello che possiamo, ma sempre osservando il principio sancito dal Presidente del CIO, destinando quindi i nostri fondi allo sviluppo dello sport e non tanto alle campagne. Non credo che i membri del CIO debbano essere influenzati eccessivamente dai media.

Abbiamo chiesto al Presidente del CIO di offrire un compenso alle federazioni candidate, al fine di compensare queste spese e ridurre l’impatto a carico del nostro programma di sviluppo.

Fino ad ora non abbiamo ancora ricevuto una risposta. Rientrare nella rosa non dovrebbe tradursi in una penalizzazione per una federazione sportiva.

Prevedete di intensificare la campagna in vista della riunione dell’esecutivo a Berlino ad agosto? E se così fosse, che cosa dobbiamo aspettarci?

No, non prevediamo di fare nulla di speciale. Farò la presentazione in occasione della riunione dell’Associazione dei CON in Africa e niente altro. Manderemo dell’altro materiale al CIO e rimarremo attivi in questo senso.

Che cosa avete fatto per rendere il karate interessante e adatto alle Olimpiadi?

Abbiamo fatto molte cose. Quando venni eletto nel 1998, il mio programma si prefiggeva di rendere il karate più spettacolare e di prepararci per le Olimpiadi. In occasione del congresso del 2000, approvammo le prime grandi modifiche alle regole di gara per conferire maggiore spettacolarità alla competizione. Il 1 gennaio 2009 sono entrate in vigore altre modifiche con piccoli adeguamenti rispetto al piano del 2000, e tutto funziona alla perfezione.

Abbiamo inoltre creato una nuova categoria di cadetti [14-15 anni] ancora prima che il CIO iniziasse a parlare dei Giochi Olimpici della Gioventù.

Ci siamo poi adoperati per migliorare la sicurezza degli atleti e perfezionare le regole di arbitraggio.

La mancanza di fondi del karate ha inciso sulle sue possibilità di vittoria rispetto alle altre discipline sportive dotate di più fondi?

Credo che sia importante che l’opinione del CIO sugli sport si basi sui valori e non sui soldi che ciascuna disciplina sportiva ha destinato alla pubblicità o alla realizzazione di campagne.

I membri del CIO hanno tutti gli elementi necessari per valutare ciascuna disciplina sportiva. Noi siamo uno sport per la gente.

Ritiene che l’assenza di scandali e problemi legati al doping nel karate siano di grande aiuto?

Posso assicurarvi che siamo una federazione molto stabile e molto unita, e questo rappresenta un vero punto di forza. Il 100% del tempo che dedico allo sport è destinato alla promozione del karate e non alla soluzione di problemi.

Il karate è uno sport libero dal fenomeno del doping. Nei pochi casi in cui è stata rilevata la presenza di sostanze, queste erano state assunte non allo scopo di aumentare la performance degli atleti. Ritengo che negli ultimi anni la stabilità della WKF, ottenuta grazie alla continuità del mandato del presidente, del segretario generale e dell’esecutivo, abbia rafforzato questa immagine di professionalità, di amore per lo sport e di dedizione allo sport.

Quanto si sente sicuro e crede che le possibilità di successo siano aumentate negli ultimi mesi?

Sono fiducioso nelle possibilità che abbiamo. Sarebbe una grande lezione per il nostro mondo: i soldi non sono tutto. Il CIO ha la grande opportunità di trasmettere questo messaggio a tutti: lo sport è la cosa che conta di più.

 

ATHLON.NET- n.5/6 Luglio 2009

 

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