Rogge “Era una legge per tutelare i puliti”

Eventskarate 11 ottobre 2011

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Eurosport ven, 07 ott 12:23:00 2011

C’è amarezza al CIO per la decisione del TAS di Losanna di abrogare la legge secondo cui atleti con più di sei mesi di squalifica per doping alle spalle non possono partecipare ai Giochi Olimpici. Il Coni, invece, non si scompone “Noi andiamo avanti per la nostra strada” commenta Petrucci

Non si fa attendere la reazione al provvedimento del TAS in merito all’abolizione della norma secondo cui un atleta con più di sei mesi di squalifica per doping all’attivo non avrebbe potuto partecipare ai Giochi Olimpici.

Si aprono le porte quindi a tutti gli atleti in attività, lasciando l’amaro in bocca ai membri del Cio, de da sempre collaborano a stretto contatto con la commissione antidoping internazionale per mantenere un severo controllo su chi viola le regole della lealtà sportiva passando dalla farmacia.

“Siamo delusi, perché questa regola era stata pensata per proteggere gli atleti puliti – dichiara Jacques Rogge, presidente del CIO – E siamo sorpresi, visto che avevamo chiesto una consulenza alla Corte dell’arbitrato e il responso era positivo”.

Adesso che un’altra commissione ha invalidato la norma, il Comitato Olimpico tenterà di correre ai ripari. “Proveremo a cambiare il codice antidoping della Wada nella sua revisione del 2013 per stabilire una regola che abbia lo stesso effetto di quella che è stata appena annullata”, conclude Rogge.

Il Coni, tuttavia, ha deciso di seguire la propria linea di principio, noncurante di quello che ha deciso la corte di Losanna. “Per noi non cambia nulla – assicura Gianni Petrucci – Abbiamo iniziato una politica seria, corretta e decisa e andiamo avanti per la nostra strada. I principi etici valgono piu’ di qualsiasi normativa. Certo, rispettiamo le leggi ma la linea resta quella di non convocare chi e’ incorso in pesanti sanzioni”.

Pugno di ferro dunque contro i trasgressori, almeno in Italia. “Siamo additati come un Comitato Olimpico serio e vogliamo andare avanti per la nostra strada – continua Petrucci – Come può un atleta che ha screditato lo sport italiano poter indossare di nuovo la maglia del nostro Paese? Si può anche non vincere una medaglia ma avere un’immagine bella e pulita come l’abbiamo noi. Noi vogliamo stare a posto con la coscienza, la nostra è una posizione logica e seria. Voglio proprio vedere se le altre nazioni hanno il coraggio di mettere in campo certi atleti…. Non vogliamo essere eroi, ma persone serie e corrette”.Il desiderio di Petrucci sarebbe un altro: “Che ogni Comitato Olimpico imponesse a ogni Federazione lo stesso numero di controlli – ricordando a tal proposito che nel calcio in Italia vengano eseguiti 6000 test – Possibile che non esca mai un caso di doping nelle altre nazioni? Sembra un Eden, ma è poco realistico”.

“Noi andremo avanti con la nostra mentalità, con la nostra concretezza – conclude Petrucci – Abbiamo in ballo la candidatura di Roma2020 e anche con l’immagine pulita si può vincere oltre che con il lavoro dei nostri organizzatori”.

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