Il mio Dojokkun

Eventskarate 09 settembre 2012

Sergio Roedner

1. Venite sempre ad allenarvi. Se non state bene assistete almeno alla lezione. Se non siete neppure in grado di alzarvi dal letto o di uscire di casa, avvertitemi prima. La frequenza sporadica è incompatibile con la pratica di qualsiasi sport, figurarsi di un’arte marziale.

2. Cercate di trarre il massimo beneficio dall’ora di lezione, mantenendo la concentrazione e il silenzio dal momento in cui entrate in pedana a quando ne uscite. Riservate le chiacchiere agli spogliatoi o alla pizza sociale.

3. Impegnatevi sempre al massimo, compatibilmente con le vostre condizioni di salute. Facendo piano quando l’insegnante non vi guarda, imbrogliate voi stessi, non fregate lui.

4. Accettate le critiche e le correzioni del vostro insegnante con spirito di umiltà. Se non vi fidate di lui, cambiate palestra. Non è il tatami il luogo giusto per discutere le sue indicazioni. Ricordate l’apologo di quel maestro zen: “se la vostra tazza è piena di presunzione, non ci sta dentro nient’altro”.

5. Quando vi allenate con un compagno, dimostrate il vostro rispetto per lui in due modi: non aggreditelo con brutalità, ma al tempo stesso impegnatelo al massimo. I migliori combattenti erano anche dei gentlemen. Allo stesso tempo aiutate il vostro partner a migliorare costringendolo a fare del suo meglio per difendersi dai vostri attacchi.

6. Quando lavorate in coppia, non sostituitevi al maestro correggendo il vostro compagno, a meno che non sia lui a chiederlo o l’insegnante a darvene l’incarico.

7. Quando combattete, se venite colpiti accidentalmente, non reagite con rabbia. Anche voi potreste sbagliare, e sicuramente lo avete già fatto e lo rifarete in futuro. Non vi offendereste se qualcuno mettesse in dubbio la vostra buona fede?

8. Senza stoicismi e ostentazioni, cercate di reagire al dolore e alla fatica spingendo un po’ più in là la soglia della sopportazione. Invece di fermarvi, uscire dal tatami e correre a bagnarvi il labbro o a controllare lo zigomo dolorante, immaginatevi in una situazione di pericolo reale e chiedetevi che cosa vi succederebbe se vi lasciaste andare alla paura. Le avversità colpiscono di più quando c’è rinuncia.

9. Non ostentate servilismo e ossequio formale verso il maestro e gli yudansha, ma trattateli con la considerazione che meritano la loro dedizione all’arte e anzianità nella pratica. Accettate i loro consigli anche se non li avete richiesti. Riflettete prima di correggere a vostra volta un grado superiore: c’è il maestro per questo, e la presunzione non attira simpatie.

10. Aiutate i principianti con l’esempio e con la gentilezza, senza approfittare della vostra superiorità fisica o tecnica.

11. Se volete svolgere degli allenamenti supplementari in un’altra palestra o con un altro insegnante, della vostra o di un’altra federazione, informate il vostro insegnante. Se vi negherà il suo consenso, starà a voi decidere se è più importante la libertà o il rapporto con lui.

12. Se siete stanchi del karate, non abbiate paura di parlarne col vostro maestro. Invece di vergognarvi come ladri o di andarvene alla chetichella (un comportamento assai diffuso), spiegategli serenamente la vostra crisi e congedatevi da lui e dai vostri compagni in modo amichevole. Sarà molto più facile ritornare, qualora vi accorgeste di esservi sbagliati o di aver cambiato idea.

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