Io non sono un “tradizionalista” ma uno “sportivo”

Eventskarate 12 novembre 2012

Fabrizio Puntin

Mi permetto di commentare l’articolo di Sergio Roedner, che non conosco di persona, ma di cui apprezzo lo stile degli articoli anche se ne condivido poco i contenuti. Perché

io non sono un “tradizionalista”, ma uno “sportivo”. Nel senso più ampio del termine. Infatti, io apprezzo e auspico il continuo progresso delle discipline sportive, che mira al miglioramento delle prestazioni e quindi dei risultati.
Io credo sia degna di rispetto l’opinione per cui l’arte marziale si è involuta fino a diventare sport, ma è una scelta che è stata fatta proprio dai maestri giapponesi. Hanno scelto di affrontarsi per il conseguimento del risultato agonistico, per dimostrare di essere il più forte, per divulgare la loro arte, per notorietà e, non ultimo, per ottenere benefici sociali ed economici. Se fai questo tipo di scelta è evidente che la tua arte marziale deve trasformarsi e conformarsi alle regole dello sport, che non sono quelle dell’arte marziale, anche se a quel tempo probabilmente non ce n’era la consapevolezza.
Tutte le discipline marziali si sono adattate alle esigenze dello sport. Vorremmo forse che un duello di scherma si risolvesse con l’infilzare l’avversario? Nulla della scherma di oggi assomiglia alla vera scherma da combattimento: l’area di gara, le protezioni sempre più sofisticate, l’attrezzo sempre più flessibile e resistente grazie all’evoluzione tecnologica dei materiali. Tutto per la tutela dell’atleta e lo spettacolo.
E che emozioni ci hanno sempre regalato gli schermidori alle Olimpiadi? E che emozioni potrebbero regalarci Luca Valdesi e Stefano Maniscalco alle Olimpiadi? (mi scuso per non aver citato gli altri azzurri).
Se per i “tradizionalisti” l’aspetto marziale resta prioritario, la spettacolarizzazione è da aborrire, il risultato sportivo insignificante, allora abbiano il coraggio di costituire enti morali, fondazioni, associazioni culturali invece di inventarsi pseudo federazioni sportive che ottengono il riconoscimento del CONI per il tramite degli Enti di Promozione Sportiva. E dovrebbero rinunciare alla denominazione “Associazione Sportiva Dilettantistica”, perché ciò che perseguono non è affine ai valori dello sport, ma alla tradizione, alla cultura. Ma si sa, le ASD hanno una legislazione fiscale………
Però la maggior parte dell’articolo è un continuo confronto di nomi, risultati, storie. Quindi qual è il problema? I regolamenti? La potenza non è adeguatamente premiata? Per me, l’affermazione “Valdesi allenato da un grande insegnante in pochi mesi potrebbe raggiungere l’eccellenza” è di una supponenza, presunzione e arroganza indicibile. Possibile che questi maestri tradizionalisti si ritengano sempre superiori a tutti? Avranno mai degli allievi che li supereranno? L’affermazione “esegue i kata come li vogliono gli arbitri”, è fuorviante. I kata, come tutte le discipline sportive, vengono eseguiti nel rispetto del regolamento e gli arbitri seguono il regolamento. Pensiamo a tutti gli sport compositori (ginnastica artistica e ritmica, tuffi, nuoto sincronizzato, ecc.) dove continuamente vengono create nuove e sempre più difficili “figure”. Con la mentalità dei nostri tradizionalisti sarebbero fermi a decenni fa. Invece si sono evoluti e le nuove
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figure” vengono man mano codificate dal regolamento. Addirittura nella ginnastica artistica prendono il nome dell’atleta (non del maestro/allenatore) che per primo l’ha eseguita.
Da ultimo trovo stonata la conclusione dell’articolo: perché un “tradizionalista” auspica un confronto tra le diverse scuole italiane per stabilire qual è la migliore? I tradizionalisti, innanzi tutto non dovrebbero competere, inoltre ritengono di essere migliori, perché credono di esprimere più potenza. Agli sportivi non credo interessi la loro opinione perché, piaccia o no, Luca Valdesi è 3 volte campione del mondo (non 2 come erroneamente scritto) perché è tecnicamente, fisicamente, mentalmente fortissimo e francamente ritengo che la potenza che esprime non sia inferiore alla “potenza terrificante di ogni tecnica” del M. Kase. Suvvia smettetela di ammantare di misticità, spiritualità e di poteri soprannaturali questi maestri giapponesi. La potenza si misura in laboratorio e non si valuta soggettivamente guardando un gesto.
Ci sarebbero ulteriori argomenti di riflessione, ma già così mi sono dilungato troppo. Spero che queste opinioni siano comunque pubblicate.

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