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Pellicone, 31 anni al comando. E quel coraggio che manca…

Eventskarate 06 dicembre 2012

Fonte: http://www.repubblica.it/rubriche/spycalcio/2012/11/29/news/pellicone-47686578/?ref=search (ansa)

Soltanto in quattro, sinora, sono riusciti a scalzare il presidente in carica:

si tratta di Angelo Sticchi Damiani (Aci), Antonella Dallari (Federazione sport equestri), Luigi Bianchi (triathlon) e Giuseppe Abbagnale (canottaggio). Tra l’altro, la signora Dallari è la prima donna a diventare presidente di una Federazione sportiva. Non è per niente facile d’altronde battere chi è in sella magari da anni: il sistema elettorale dello sport è molto “chiuso”, non favorisce il ricambio e lascia ampi margini di manovra a chi magari è già al secondo o terzo mandato. Non c’è volontà di cambiare, di innovare: molti presidenti federali si incollano alla poltrona. Ma non ci sono nemmeno molti giovani dirigenti che hanno coraggio di buttarsi nella mischia. Ci vorrebbe (forse) un intervento politico. Il senatore Raffaele Ranucci (Pd) anni fa aveva proposto un massimo di due mandati (otto anni) ma la cosa era caduta nel vuoto. E se due mandati sembrano pochi, si può pensare a tre: in fondo in otto, o dodici anni, qualcosa di buono si può fare, o no?

Prima delle elezioni del Coni, 19 febbraio, dovranno essere ancora rinnovate le cariche in 21 Federazioni, più Paralimpici, atleti, tecnici, discipline associate, eccetera eccetera. Vedremo quali saranno i volti nuovi.

Si finirà solo il 7 febbraio, poco prima delle elezioni Coni che, come detto, sono previste il 19 febbraio. Il presidente Giovanni Petrucci è a fine mandato (lui sì) e tre sono per ora i candidati a

sostituirlo (Pagnozzi, Malagò e Gambino). Il quorum necessario per vincere è 39, i votanti saranno 76. Petrucci è il grande sponsor di Pagnozzi e lo ha ribadito oggi in occasione della Giunta Coni: “Lo sport italiano conta ancora nel mondo, l’ultima Olimpiade ne ha dato conferma: abbiamo passato dei momenti difficili, ma il futuro è buono e io sono per la continuità, ovvero per Raffaele Pagnozzi. Il novismo è bello ma deve dimostrare di essere più capace”.

Pescante “lavora” invece per Malagò: anche se l’ex presidente del Coni, e ora membro Cio, un pensierino l’aveva fatto alla candidatura della massima carica sportiva. Poi aveva preferito rinunciare. Questa settimana sono previste cinque elezioni: sabato 1 dicembre il professor Maurizio Casasco sarà confermato alla guida dei medici sportivi. Domenica tocca alla Federpesca (Ugo Matteoli non dovrebbe avere problemi a battere Marco Pisacane), alla scherma (Giorgio Scarso favoritissimo), al tiro con l’arco (Mario Scarzella è in carica dal 2001) e all’atletica (Alfio Giomi favorito su Alberto Morini per succedere a Franco Arese). L’8 dicembre tocca a alla Federazione judo lotta karate arti marziali: il presidente Matteo Pellicone, 78 anni fra un mese, è in carica dal 1981, da 31 anni. Ha battuto tutti i record, anche quello di Renzo Nostini. Si avvia al suo nono mandato! D’altronde è il candidato unico, forte anche di un sistema elettorale che non favorisce certo il ricambio. Ma dove sono i giovani? Dove sono gli sfidanti? Gli ex atleti? Non sempre, per carità, un grande ex diventa un ottimo presidente federale: vedi ultimamente i problemi che hanno avuto Dino Meneghin e Franco Arese. Ma Michel Platini ad esempio ce l’ha fatta. E quattro sfidanti, come abbiamo visto, sono riusciti a battere i presidenti in carica (e fra questi quattro c’è anche un grande ex campione come Giuseppe Abbagnale). Allora, vogliamo dire che il sistema certo non agevola chi scende in campo ma perché i grandi ex dello sport come Pietro Mennea non si candidano? Facile pontificare da fuori, e dire sempre cosa si deve fare, che è tutto sbagliato, eccetera eccetera. Mennea solo una volta fece la mossa di candidarsi, poi all’ultimo si ritirò. Ci vuole coraggio. Quel coraggio che ha avuto Giovanni Malagò: non è presidente federale ma n.1 di un circolo prestigioso di Roma, è un manager giovane e apprezzato, fa parte della Giunta Coni. Ha deciso con estremo fair play di sfidare Pagnozzi, che è certo il favorito. Malagò presto presenterà il suo programma: ha delle idee (innovative, non rivoluzionarie), vuole discuterne. Perché altri non scendono in campo? Sono poche ad esempio le donne dirigenti sportive: perché? Lo dico anche a Malagò: perché nel suo circolo non apre di più alle Idem, alle Pellegrini come dirigenti? Hanno sicuramente qualcosa di dire.

Poi, toccherà anche al calcio. Prima alle quattro Leghe, poi alla Figc. Lega di serie A: tramontata l’ipotesi di cercare un manager esterno (anche perché c’è già: è Marco Brunelli, e di calcio ne capisce), ecco che è probabile la conferma di Maurizio Beretta (anche se qualche presidente, 7 o 8, aveva pensato anche ad Andrea Abodi). Alcune società come la Lazio sostengono Beretta, altre come la Roma si pongono il problema del conflitto d’interessi: sì, perché Beretta ha due cappelli, è n.1 della cosidetta Confindustria del pallone ma anche top manager di UniCredit, la banca che ha il 40 per cento della Roma. Altri club invece hanno paura del nuovo. Da cambiare comunque il sistema di governo della Lega maggiore: così com’è favorisce solo le risse. Lega di serie B: Abodi gode della piena fiducia dei suoi 22 presidenti, è un manager innovativo, che lavora sodo. Lega Pro: si vota il 17 dicembre a Firenze. Mario Macalli, classe ’37, si ricandida: è in carica dal 1997. Il prossimo sarebbe il quinto mandato. Di recente ha portato in cassa i soldi della legge Melandri e la riforma del campionato. Probabile corra da solo, anche se Gabriele Gravina e Salvatore Lombardo un pensierino lo aveva fatto. Lega Dilettanti: via libera per Carlo Tavecchio, e chi lo ferma? Il 14 gennaio tocca alla Figc: certo che si candida Giancarlo Abete. E sarà confermatissimo. Di lavoro ce n’è ancora tanto da fare. Ma chissà che con uno statuto più democratico (grazie al professor Giulio Napolitano) le cose siano più semplici. Forza, allora.

(29 novembre 2012)

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