Malagò-Pagnozzi, come guarire lo sport italiano
Eventskarate 14 febbraio 2013
di FRANCESCO FASIOLO
Martedì elezioni al Coni: i programmi dei due favoriti per la presidenza. Il successore di Petrucci votato da 76 grandi elettori.Il terzo candidato è Simone Gambino. Pagnozzi: “Puntare sulla ricerca del talento tra i giovani (che si scontra con numeri ristretti) e favorire l’integrazione dei “nuovi italiani” anche nello sport. Nel governo dello sport meno decisioni dall’alto e maggiore collegialità e partecipazione: serve un’atmosfera diversa, tutti devono sentirsi importanti
ROMA – Meno cinque: lo sport italiano sta per avere un nuovo numero uno. Martedì 19 i 76 grandi elettori dovranno scegliere tra Raffaele Pagnozzi e Giovanni Malagò, i due maggiori candidati alla presidenza Coni (il terzo è Simone Gambino). Dopo mesi di campagna elettorale le alleanze sono definite tra le Federazioni che sosterranno l’uno o l’altro, come le certezze dei due avversari: entrambi sostengono di avere i 39 voti necessari per vincere. Ma su quali contenuti si sta giocando questa partita? L’ex segretario generale del Coni (autosospeso per le elezioni) e il presidente del Circolo Canottieri Aniene di Roma hanno parlato a Repubblica Tv di soldi, scuola, impianti sportivi, Olimpiadi.
Non mancano i punti di contrasto, a cominciare dal ruolo che lo sport più popolare d’Italia avrà nel futuro governo Coni. Tema ad alta tensione, se il presidente uscente Gianni Petrucci ha definito “folle e demagogica” l’idea di Malagò di escludere il calcio dalla prossima giunta. “D’altronde Petrucci è lo sponsor della candidatura Pagnozzi – risponde Malagò – da sempre si dice innamorato del basket, io invece faccio la mia proposta da innamorato del calcio: gli ultimi anni hanno dimostrato che il pallone ha un problema di cultura sportiva. Bisogna dare un segnale preciso”. “Il calcio in giunta ci deve stare – ribatte Pagnozzi – Se vogliamo rinnovare tutto lo sport non possiamo prescindere dalla collaborazione di quel mondo. Inoltre ha dei numeri, per l’attività di base, che non si possono ignorare”. Dal discorso sul calcio si scivola a quello sugli scandali che lo hanno inquinato. Sentenze ribaltate, classifiche modificate in corso di campionato: la giustizia sportiva va riformata? E come? Per Pagnozzi “c’è bisogno di persone che conoscono il diritto ma anche lo sport. Il formalismo a volte può essere più dannoso di una sentenza sbagliata. La logica del “cornuto e mazziato” non può valere: la responsabilità oggettiva rimane un principio valido, ma va aggiornato”. Per un cambiamento è anche Malagò: “È stata riformata più volte negli ultimi anni ma senza risultati. Tnas e Alta corte stanno diventando degli scontifici”.
E a proposito di scandali: dai ritardi per i Mondiali di nuoto 2009 fino al no del premier Monti alla candidatura di Roma 2020, quando sarà in grado il nostro paese di organizzare i Giochi o un Mondiale? Per Pagnozzi “lo è già. Basta ritrovare le condizioni perché politica e sport lavorino insieme, trovare un largo consenso. Londra ha dimostrato che anche quando si sfora il budget, la ricaduta economica resta positiva”. “Lo saremo solo quando ci sarà meno burocrazia – è invece l’opinione di Malagò – oggi per realizzare un impianto servono 5-10 anni. E quando c’è un grande evento si va avanti a deroghe: da lì nascono gli scandali. Per questo è necessaria la legge sugli stadi”.
Altra nota dolente, il (mancato) rapporto tra scuola e sport. Spesso alle elementari manca l’insegnante di educazione fisica, per non parlare della condizione in cui versano molte palestre. E intanto aumentano i giovani sovrappeso. Il Coni sulla scuola non ha competenza, ma ha destinato 7,5 mln al progetto di alfabetizzazione motoria delle primarie, varato con il Miur. “Servono maggiori risorse, certo, ma non si può semplicemente chiederle al Coni – dice Malagò – c’è bisogno di un piano strutturato, coinvolgere privati sul territorio per consentire ad esempio di utilizzare le palestre fuori dagli orari scolastici”. “Oggi, calcolando tutti i bambini delle elementari, servirebbero 80 milioni – stima Pagnozzi – e tra Coni, Miur ed altri enti, ne mettiamo insieme 15. Sono governo e parlamento che dovrebbero impegnarsi”. Ma anche su quel fronte bisognerà aspettare il nuovo numero uno.