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L’arte unisce! Wadoryu “La via della pace”

Eventskarate 19 giugno 2013

Fonte: USKW (www.unionescuolekaratewadoryu.it)

Carlo Lembo

Considerazioni sull’incontro indetto dal M° Roberto De Luca il 16 giugno 2013.

Vorrei citare, innanzitutto, poche righe estratte dal testo “ Il libro completo del Wado Ryu”, scritte dal M° Mario Morelli:

-il largo margine lasciato dal Maestro Otsuka, che, da grande innovatore qual’era, non ha voluto imbrigliare la capacità evolutiva della sua creatura in schemi troppo rigidi e limitativi, ha fatto sì che tutti i suoi più grandi collaboratori e successori, pur attenendosi alle sue regole principali ( mobilità, fluidità, velocità, uso sapiente del Taisabaki  e dell’alternanza Shorin-Shorei etc.) abbiano “rivisitato” i suoi insegnamenti a seconda della loro personalità ed intelligenza. Da qui le lievi e non innumerevoli differenze tra le Scuole dello stesso stile facenti capo a Maestri di grande rinomanza e carisma. ( Sto parlando di sfumature interpretative ad opera di grandi Maestri, non di errori dovuti ad ignoranza). Queste discrepanze, che tanto infastidiscono i puristi, e che spesso hanno fatto discutere anche me, pur gettando una lieve ombra sulla attendibilità di questa o quella versione, non inficiano affatto l’intrinseca bontà della Scuola, che si dimostra viva ed esuberante, ma ne testimoniano la versatilità ed il grande fermento evolutivo … etc. ).- Fine della citazione.

E’ evidente che lo stesso Maestro Otsuka non avrebbe generato questo splendido stile, se non avesse in qualche modo sintetizzato, ampliato ed anche modificato, dove necessario, il bagaglio di esperienze trasmessogli dai suoi Maestri, i quali , ovviamente, non praticavano lo stile Wado  Ryu. E’ altrettanto vero che, nel caso del M.° Otsuka, siamo in presenza di un genio delle arti marziali o, forse è meglio dire, di un uomo appassionatissimo e motivatissimo: fattori che sono capaci di metter in moto quel tanto o poco di genialità di cui ogni uomo è dotato. Le motivazioni ( Yoi ) sono capaci di far emergere o addirittura di produrre, secondo me, la genialità . Non a caso si dice che la necessità aguzza l’ingegno. Vorrei portare un esempio tratto dal mondo della musica, che ho frequentato per lunghi anni, purtroppo con modesti risultati essendo poco dotato, ma con tanta passione e dedizione. Non v’è dubbio che la rivoluzione tecnica operata da Chopin nell’affrontare i problemi tecnici della dell’esecuzione pianistica, è stata talmente grande da non poter essere facilmente eguagliata nel corso della storia. E’ vero però che altri giganti dell’esecuzione pianistica si sono avvalsi delle sue scoperte, e ne hanno aggiunte anche di nuove, soprattutto perché avevano la necessità, che fu anche quella di Chopin nella sua ricerca , di esprimere sentimenti nuovi, propri della loro epoca, che non potevano essere espressi usando una tecnica presa tale e quale dal passato chopeniano. Cosa intendo dire con questo esempio? Semplicemente che il passato va studiato e conosciuto, perché la cultura è costituita da un unico filo che si dipana, ed il presente non verrà mai ben compreso se non si conoscono le tappe che ad esso hanno portato. Tuttavia tale processo, che chiamiamo cultura e che comprende anche il Wado Ryu, non è un cristallo immobile, ma si evolve in continuazione, come un essere vivente. Occorre quindi andare ad indagare nei dettagli il perché un certo gesto tecnico ( tornando al nostro karate ) sia stato voluto così dal fondatore IN QUEL DATO MOMENTO, per poter capire bene i criteri fondanti ed i paletti posti da quello stile, ed individuare con chiarezza cosa può essere modificato e perché, paletti compresi, all’occorrenza, senza recidere tesori preziosi ma, anzi, aggiungendo qualità allo stile. La parola chiave è dunque: perché . Perché un gesto è stato codificato, e cosa si vuole ottenere IN PIU’ con un’eventuale modifica che, comunque ha bisogno di un congruo periodo di verifica e di rodaggio, prima della sua promozione a “nuova codificazione”. Insomma, non si cambia la costituzione italiana, per esempio, con una chiacchierata ed una votazione finale. Ricordo un episodio che mi narrò il mio Maestro di pianoforte : un grande compositore ascoltò la sua musica eseguita da un eccellente pianista. Alla fine dell’esecuzione, disse al pianista : “ Beh, io non l’avevo concepita così, ma la sua interpretazione la trovo altrettanto bella.” Ovvero: la codificazione è una traccia, un fertile binario che deve fruttificare, deve produrre figli, anzi, è fatta per produrre figli. Sono certo che lo stesso fondatore del Wado Ryu, se fosse ancora fra noi, posto di fronte a sfumature interpretative( ed anche più che sfumature) di validissimi praticanti contemporanei, che abbiano penetrato a sufficienza lo spirito dello stile, apprezzerebbe moltissimo le innovazioni; forse, ne uscirebbe addirittura arricchito, senz’altro incoraggiandole. Lo sentiremmo probabilmente dire in molti casi cose del tipo: ”beh, io ho codificato così questo dato passaggio  per non complicare troppo le cose ai praticanti della prima ora, che provenivano per lo più da una formazione stilistica propria di quell’epoca, ma mi sembrava ovvio che, in seguito, maturando, sarebbero stati apportati aggiustamenti nella giusta direzione”. Frasi che si sono udite spesso d’altronde , nella realtà, in molte altre arti o discipline. A me è capitato di individuare un nota, una singola nota che, se fosse stata aggiunta in una fuga di Bach avrebbe migliorato la resa complessiva di un dato passaggio musicale. Lui non la scrisse perché, molto probabilmente andava un pò di fretta, ed anche perché confidava in successivi aggiustamenti ad opera degli esecutori. Tutto ciò l’ho dedotto col conforto del parere dei mie due validissimi Maestri di pianoforte e composizione. Io penso che il cosiddetto “minestrone” di interpretazioni o variazioni oggi presente non sia un minestrone, ma un crogiuolo di suggerimenti,  sempre che provengano da validi ed esperti praticanti. Penso che, in spirito di umiltà, sarebbe il caso di portarle a conoscenza l’uno dell’altro, perché questo comporterebbe un superlativo arricchimento ,anche se, poi, si continuasse a praticare la propria versione, non solo in quanto la si ritiene più valida, opinione nella quale si può uscire confermati, ma anche perché oramai, per esempio, costituisce abitudine, quindi riesce più naturale, od anche perché le proprie caratteristiche fisiche predispongono di più a quella versione. Ravviserei in questa pratica del confronto, al contrario, uno straordinario potere: quello di mettersi in discussione e rimanere persino in imbarazzo,  venendo a scoprire numerose varianti che ( chissa? ) sembrerebbero addirittura più efficaci della propria versione. Tutto questo non è lesa Maestà, quando sia operato tenendo conto lucidamente dei principi ispiratori da non tradire od abbandonare ma che , comunque, possono essere integrati o persino sostituiti dove subentrino valide ragioni, validi perché. Lo stesso M° Otsuka lo ha fatto, a suo tempo, senza, peraltro, pretendere di essere l’unico o l’ultimo genio al mondo nel suo campo! 110 e lode all’iniziativa del M° De Luca

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