KUS 2013, Bracciano- Impressioni ed Opinioni
Eventskarate 21 ottobre 2013
Acereak
Salve, vi riporto la mia esperienza al primo giorno del KUS.
Per chi non lo sapesse (come non lo sapevo io fino a qualche settimana fa) il KUS (Karate Unito per la Solidarietà) è un’organizzazione di appassionati e professionisti del karate
fondata con l’intenzione di promuovere eventi di karate a scopo benefico e sociale. Quest’anno (mi pare di aver capito che si è trattato del secondo evento promosso da questa organizzazione), a Bracciano, il KUS ha aiutato un’associazione Onlus dal titolo Kids Kicking Cancer (KKC) che, come dice il nome, finanzia dei progetti per aiutare i bambini ammalati di cancro.
Dopo questa breve introduzione (e chiedo scusa agli organizzatori nel caso abbia scritto inesattezze), passo ad esporre i miei personalissimi commenti (spero che nessuno si offenda).
Quando ho letto l’invito a questo evento, ho subito deciso di prendervi parte. I miei sentimenti al riguardo erano un misto di aspettativa e di timore. L’aspettativa era dovuta alla mia lunga lontananza dal mondo del karate (quindi anche da manifestazioni di ampio respiro come stage nazionali) e alla presenza del Maestro T. Yamada e di diversi altri Maestri dal ricchissimo curriculum quali N. Ferluga, G. Beghetto e M. di Luigi. Il timore era dovuto a un panorama, quello del karate italiano, che poteva presentarsi pieno di attriti, di tensioni e di contraddizioni. Anticipo che il mio giudizio dell’evento è positivo e che i miei timori si sono rilevati infondati… o che, quantomeno, quei timori non si sono manifestati in modo tale da compromettere il mio giudizio sull’evento.
Del mio gruppo eravamo in due: io, cintura marrone, ed un mio amico cintura blu. Un terzo ci faceva da supporter (grazie Marco!). Abbiamo avuto un minimo di difficoltà a trovare il luogo, visto che nel materiale dell’evento non era riportato il numero civico di quello che era un campo da basket, ben tenuto e al coperto. Abbiamo pagato i 25€ dell’iscrizione per un giorno ad una coppia di donne gentili. All’inizio dell’evento credo che saremmo stati un’ottantina, da bambini a signori di una certa età, quasi tutti maschi (ci saranno state 5 femmine) e, cosa che mi ha fatto molto dispiacere, circa ¾ erano cinture nere, il che mi fa pensare che la cintura nera venga data troppo facilmente e/o che non c’è ricambio generazionale.
Disposti in fila per il saluto, abbiamo ascoltato l’efficace introduzione dell’evento da parte di uno che mi è parso uno speaker professionista, che mi ha un po’ ricordato Troy McClure dei Simpson, con l’intervento appassionato del dott. E. Cembran.
Dopo un breve riscaldamento al seguito di una giovane cintura nera, la lezione del M° Yamada si è concentrata su esercizi a vuoto e di coppia in cui si eseguivano combinazioni di attacchi di calcio (mawashi, in particolare) in movimento, con suriasci e ushiro, e il tori che si difendeva con spostamenti laterali e altre combinazioni di contrattacco. Durante l’allenamento ho fatto coppia con una cintura nera, sicuramente un qualche Maestro, che si è dimostrato molto cordiale e competente, senza la minima traccia di superbia o di ostentazione del suo grado e ruolo, superiori al mio. La forma fisica e delle tecniche era invidiabile, e non era neanche quel tipo di karateka che si prodigano a dare tanto confusionari quanto non richiesti consigli. Ho però avuto modo di capire la differenza nel metodo di fare karate, nel momento in cui mi ha consigliato di imprimere comunque il massimo della mia energia, contraendo tutti i muscoli, nel momento finale del contrattacco… senza però colpirlo. Nel mio dojo, infatti, sono abituato a “far sentire” il colpo e a “sentire” quello dell’avversario, senza grosse contrazioni finali, e ho paura che allenarsi a dare la massima potenza senza toccare, alla lunga faccia “dimenticare” come si affondano i colpi..
Il M° Yamada mi ha fatto una gran bella impressione, ed ha dimostrato un’elasticità ed una forma assolutamente straordinarie.
Per le successive lezioni ci hanno diviso in due gruppi: cinture nere e cinture colorate. Dal depliant informativo le cinture marroni avrebbero dovuto fare gruppo con le nere, ma immagino che il cambiamento sia stato dettato dalla sproporzione di colori che dicevo prima.
La lezione del M° Beghetto è stato interessante ed istruttiva: ci ha fatto eseguire i primi quattro heian al contrario, nel senso dall’ultima tecnica alla prima. Si è trattato sicuramente di un esercizio molto stimolante, soprattutto per la mente, che ci ha regalato qualche sorpresa come quando il M° ci ha fatto notare che nel passare dal secondo gedan barai di heian shodan (la terza tecnica, per intenderci) al primo oizuki (la seconda tecnica), di fatto non si tirava un oizuki, ma si eseguiva un tetsui. Peccato che questo principio non veniva applicato sempre come quando, in heian sandan, tornando all’heisoku dachi dal moroto uke il pugno destro non faceva una parata ma ci veniva detto di tirare un gancio. Magari ho capito male io, ma l’impressione che ho avuto è che fosse “solo” un interessante esercizio di stile, invece che una versione comunque diversa ma estremamente utile (se non illuminante) dei kata eseguiti nella versione ko e ura. Non mancherò comunque di studiarlo. Della lezione, mi dispiace solo che la M° Ferluga non abbia contributo in modo sostanziale, limitandosi a passare tra gli allievi. Avrei preferito beneficiare anche degli insegnamenti di questa storica figura del karate italiano.
Passiamo quindi all’ultima lezione, del M° di Luigi. Il M° è molto carismatico, ha un fisico veramente invidiabile ed una tecnica che mi è parsa bellissima. Dopo un po’ di riscaldamento con le gambe, ci ha fatto eseguire, da soli e a coppia, delle semplici tecniche di calcio, mawashi e uramawashi, che però, dopo circa tre ore di allenamento ed eseguendole in continuazione, mi sono risultate molto faticose (e piacevoli). Da alcune frasi credo di aver capito che il M° pratichi karate sportivo, invece che tradizionale come me. Beh, magari nel tirare quei mawashi non era fondamentale colpire di koshi o avere il piede parallelo al terreno, ma vi assicuro che l’allenamento era molto fisico e non poteva far altro che bene a ogni karateka, indipendentemente dal “metodo”.
Non sono stato attento all’orario, ma credo che il programma sia stato seguito abbastanza bene. Un peccato è stato constatare che dopo la lezione del M° Yamada, molti se ne erano andati, ed eravamo ancora di meno arrivati alla terza lezione, finita intorno alle 18:30. Immagino che oggi, al secondo giorno e senza un Maestro giapponese, i numeri si siano ulteriormente ridotti. L’organizzazione aveva messo a disposizione bottigliette d’acqua a volontà, sia liscia che gassata, e credo che chi abbia partecipato alla presentazione finale del KKC del dett. Cembran, abbia poi stappato qualche bottiglia di quell’Asti dietro al microfono. Della struttura, messa a disposizione gratuitamente dal comune, credo, solo gli spogliatoi erano inadeguati, troppo piccoli e con troppe poche docce (almeno lo spogliatoio maschile).
Quindi, alla fine, si è trattato di una bella esperienza, magari non illuminante, ma di certo molto piacevole perchè, oltre a fare 4 ore circa di karate, mi sono trovato in un ambiente piacevole, circondato da appassionati pronti a sudare, a faticare (tranne qualche regazzino cintura blu) e a condividere, al di là dello stile, della federazione o della filosofia di karate. Mi ha fatto poi anche piacere constatare, senza togliere nulla agli altri maestri, che le lezioni del mio maestro sono molto simili a quella del M° Yamada .