QUEL CHE E’ GIUSTO E’ GIUSTO …

Al Maestro Alberto Schiavoni il 6° dan FIK

Eventskarate 12 ottobre 2014

Fabio Tomei

 I percorsi del karate-do, come del resto quelli della vita, sono imperscrutabili e quindi, a volte, situazioni incongruenti si vengono a creare, come quella di un allievo che,

voltandosi improvvisamente lungo il percorso, scorge uno dei suoi maestri rimasto indietro sulla strada del pubblico riconoscimento e delle pubbliche attestazioni di stima che gli sono dovute.

Ma andiamo con ordine …

Negli anni ’70 il gruppo Yoshioka, dove sono nato e cresciuto “marzialmente”, era una grande famiglia dove ognuno aveva il suo compito, a guisa delle grandi famiglie italiane di solo qualche decennio prima vi era il “patriarca” (nella fattispecie Iwao Yoshioka) che governava la famiglia e decideva il suo percorso e vi erano i “figli” che secondo le disposizioni del patriarca eseguivano i compiti ed in special modo l’educazione dei più giovani.

Quindi visto che il Maestro Yoshioka era più volte impegnato vuoi con la Nazionale, di cui era allenatore, vuoi con il gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, vuoi anche come star cinematografica i corsi, specie dei più giovani (come il sottoscritto era all’epoca, sigh!) erano diretti dai suoi allievi di primissima generazione, e ne cito tre che ricordo vividamente: Neleo Minicozzi, Gianni del Nero e, udite udite, Alberto Schiavoni.

In maniera particolare Gianni Del Nero e Alberto Schiavoni seguivano il nostro gruppo, in quei tempi dove i moderni sistemi di comunicazione neuro linguistica o i metodi di allenamento tratti dalle moderne metodologie sportive era ben di la da venire; in quei tempi non esisteva “L’educatore” bensì il “Sensei” direttamente mutuato dalla bibliografia e filmografia orientale.

Ma, almeno nei miei ricordi, mentre Gianni, dotato di una sua personale riservatezza e sempre atteggiato a grandissima serietà, incuteva in noi una sorta di reverenziale timore, Alberto pur nella sua grande competenza e conoscenza già intuiva, seppur inconsciamente, che l’approccio con i più giovani aveva bisogno di un canale diverso, ed ogni sua lezione era uno “show”, una sorta di “cartone animato” in cui alternava grida sovrumane (mimando una arrabbiatura che in realtà non c’era) a momenti di vero spettacolo in cui imitava la voce di Paperino, emettendo un suono stridulo e modulato con cui impartiva i comandi.

Ecco, se oggi ancora qualche mamma o papà si avvicinano alla fine della lezione dicendomi “complimenti maestro le sue lezioni sono dei piccoli show” sapete da chi ho preso ispirazione.

Facendo un balzo temporale e andando a metà degli anni’80 quando il maestro Yoshioka dovette tornare in Giappone, fu quasi naturale per me entrare nel Dojo di Alberto, anzi ricordo ancora le sue parole “puoi girare quanto vuoi, cercare anche in capo al mondo, ma la sicurezza che ti dà casa tua, la tua famiglia non ha paragoni, questa è casa tua, questa la tua famiglia”

E furono anni magnifici, di una collaborazione intensa, ormai non più tra maestro ed allievo, fra uomo e ragazzo, ma tra due uomini, seppur divisi da qualche anno, ore e ore passate in palestra a progettare, allenare, anche a discutere animatamente, kilometri e kilometri macinati su e giù per l’Italia, notti intere trascorse in viaggio, notti di discorsi intimi, a me cari, che mai se ne andranno dal cuore, fu una scuola di vita, fu una lezione sull’amicizia, di una casa aperta a tutte le ore, con noi allievi ,a volte anche 10/12, a dar fondo alle sue provviste che comunque erano illimitate.

Poi, come dicevo all’inizio, le strade della vita si biforcano in mille deviazioni e può capitare che pur senza contrasti ci si divida, ci si perda di vista, anche perché con la maturità è giusto che ci si prenda le proprie responsabilità come quelle di una scuola ruolo cui è assurta la mia associazione con tanto di allievi che ormai sono maestri ed hanno, a loro volta, associazioni cui badare, scuola che mi vede, ormai, nel ruolo che fu di Alberto.

Io, per mia scelta personale, abbandonai la “federazione” ufficiale, in cui avevo sempre militato ed in cui mie ro formato sia agonisticamente che come insegnante, troppe le cose che non trovavo giuste e che negavano possibilità ai miei allievi, Alberto, invece, continuò per molto tempo, lavorando, come suo costume, seriamente e alacremente per il Comitato regionale cui era preposto all’organizzazione degli eventi, io so come lavora Alberto, quale maniacalità nei particolari, è lui che me lo ha insegnato, come quando si prenda un impegno si batta fino a che non abbia onorato tale promessa.

Ma in un Italia in cui il merito e al competenza non hanno ragione tutto ciò, molte volte, non paga e così una persona del genere che però ha anche il “torto” (o la ragione) di dire sempre ciò che pensa, anche quando questo è scomodo, o non contempla nessuna diplomazia, nessun filtro, rimane indietro, viene scavalcato d persone untuose e anche disoneste come recentemente si è scoperto, così ciò che immaginavamo si è confermato realtà.

Per questo io mi ritrovo oggi, grazie al mio lavoro, al riconoscimento ed agli attestati di stima di altri, con un Dan superiore a quello di chi fu mio maestro, e se è vero come è vero che ormai oggi io non dichiaro quasi più il mio dan, perché penso che data l’inflazione ed il mercificio di cui sono stati oggetto non sia più questa la discriminante che riconosce un Maestro, allo stesso tempo trovo questa situazione profondamente ingiusta, non tanto per la mia situazione, perché so che Alberto è felice ed orgoglioso del mio lavoro e del mio impegno, piuttosto perché innumerevoli millantatori intasano il nostro mondo con graduazioni che più artificiose non si può.

Quello che invece trovo giusto è che una Federazione, nel caso specifico la FIK, onori i propri “Vecchi” (nel senso più nobile del termine Alberto non ti arrabbiare …) perché come scrive un poema “per avere una speranza di futuro necessita ricordarsi del proprio passato …” , ascoltare l’esperienza di chi ci ha preceduto, fare tesoro dei suoi consigli è cosa buona e giusta.

Alberto negli ultimi due anni ha riallacciato un rapporto strettissimo con me, ed io con lui, non dico tutti i giorni ma quasi, lui passa da me al lavoro sia per sapere come sto sia per consigliarmi nel mio lavoro per la FIK, tempera i miei atteggiamenti e mi sprona quando c’è da farlo dandomi una grande fiducia e so che, in qualche modo, lui ha garantito per me all’inizio dei miei rapporti in Federazione.

Sabato 4 ottobre 2014, Alberto Schiavoni direttamente dalle mani del Presidente Dott. Daniele Lazzarini, ha ricevuto il 6° Dan, perché quel che è giusto è giusto! Ripeto non per il dan (Alberto nella mia personalissima classifica è molto più su) ma per il gesto, per il calore con cui gli è stato assegnato, per la sorpresa che gli è stata fatta perché Alberto Schiavoni non ha mai chiesto nulla per se, se ha mai chiesto qualcosa sempre per gli altri, vedi il sottoscritto ma anche molti altri che a lui devono molto.

Alberto Senpai, Alberto Sensei da qualche tempo quando andiamo in giro e tu mi presenti qualcuno che non conosco gli dici “questo è Fabio il mio figlio grande …” sappi che questo mi riempie di orgoglio e anche

se tra noi i complimenti o i gesti di affetto sono rari voglio dirti questo davanti a tutta l’Italia “Sono orgoglioso di te e soprattutto :TI VOGLIO BENE PAPA’!”

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