Bellezza e…Kata

Eventskarate 29 novembre 2014

Ilio Semino

 Bellezza e Kata Al giorno d’oggi il termine “Bellezza” è sostanzialmente riferito a qualcosa di materiale, di apparente.

Particolarmente egli ultimi trent’anni il termine ha perso la sua accezione più profonda, quella riferita alle Arti, alle Emozioni, a qualche cosa di sublime, che colpisce il cuore più che la vista.

La Bellezza, intesa come ai tempi dell’antica Grecia o durante i secoli dello splendore dell’Arte italiana, ha lasciato il posto alla avvenenza spregiudicata e spesso inopportuna delle veline, alle forme accattivanti ed aggressive delle vetture fuoriserie, al look ed alle infinite “App” degli smartphone, alla eccentricità spesso esasperata di una certa moda. Ad una materialità spesso falsata: volti e sederi corretti dal bisturi, immagini improponibili, indumenti di poco valore esaltati nel prezzo e nella richiesta dalla “griffe” del momento: è bellissimo! E dopo qualche mese: è orribile…..

La “Storia della Bellezza” di Umberto Eco è un libro impegnativo ed a tratti lento, ma allo stesso tempo illuminante se chi lo legge cerca qualche cosa su cui riflettere in nome della Bellezza e delle sue artefatte interpretazioni.

La Bellezza deve essere immateriale, disarmante, eterea ed eterna: deve catturare l’anima.

La sindrome di Stendhal,spesso manifestatasi in soggetti al cospetto di opere d’arte, in luoghi dove la Bellezza è di casa, risulta essere una sintomatica, onestamente un po’ esagerata,dimostrazione di quello che la vera bellezza dovrebbe suscitare in un soggetto: una affezione psicosomatica, manifestata in confusione, vertigini, spesso allucinazioni,tachicardia ed incapacità  di allontanarsi dalla fonte di queste emozioni. A Marie Henry Beyle, scrittore francese che usava lo pseudonimo Stendhal, è attribuita la scoperta di questa patologia, dalla quale lui stesso fu colpito in occasione di una visita dalla Chiesa di Santa Croce a Firenze da dove uscì raccontando di essere “…giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere...”

Cosa ha a che fare tutto questo con i Kata? Forse nulla, o forse molto.

Anche i Kata hanno subito diverse alternanze di apprezzamento, non soltanto relativo agli esercizi che di volta in volta diventavano “di moda” nelle competizioni, ma soprattutto nella  ricerca di farli apparire più “belli” al fine di ottenere maggiori consensi arbitrali.

Il praticante agonista  solitamente non vede il kata come un esempio di Bellezza artistica marziale da contenuti nascosti che vanno scoperti mano a mano che lo stesso diventa patrimonio gestuale dell’interprete, connubio di eleganza ed efficacia, dimostrazione del controllo del corpo e dei movimenti, plasticità  e potenza, agilità  e fermezza. Lo vede invece come un esercizio motorio composito finalizzato a dimostrare di essere colui che lo fa “meglio” che lo rende più bello, anche eventualmente modificandone tecniche e contenuti. Chi non ha sentito affermare almeno una volta che certi kata non si studiano o non si fanno perché sono “brutti”….

Lo studioso di Karatedo sa invece che i kata, tutti i kata, sono un patrimonio inestimabile e raro d cultura, tecnica e filosofia, che la loro bellezza sta proprio nell’essere stati codificati e tramandati per la conservazione e la prosecuzione dell’arte del karate, che con lo studio e la ricerca costante e “colta” si scopre la loro vera “Bellezza”, raramente accessibile al praticante superficiale e mai determinata dai canoni della preferenza o del gusto personale.

Ogni kata possiede la sua Bellezza, bisogna essere in grado di individuarla, comprenderla e farne tesoro. La Bellezza non può essere oggetto di confronto, la bellezza è un’emozione e le emozioni non si possono classificare dalla prima all’ultima, da quella che vince a quella che perde.

Sono convinto che tutti coloro che si appassioneranno a questa ricerca ed avranno la fortuna di comprenderla, potranno un giorno essere affascinati veramente dal segreto e dall’essenza dei kata e dalla loro…Grande Bellezza!

…è tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio ed il rumore, il silenzio e la paura.

Sparuti ed incostanti sprazzi di Bellezza e poi lo squallore disgraziato dell’uomo miserabile...”

(Jep Gambardella).

 

Categories:

Tags: