Kanku-sho sotto la lente

Eventskarate 16 marzo 2018

M° Nando Balzarro
Kata attribuito a diversi autori, tra cui l’onnipresente M. Itosu.

A prescindere dal suo ideatore (questione di cui tutto sommato poco ci interessa), non foss’altro che per il nome assegnatogli, appare palese l’intento di accostarlo al suo indiscusso fratello maggiore, cioè il Kanku-Dai. Infatti in non pochi passaggi ci troviamo alle prese con tecniche e combinazioni “deja vu” appunto nel Kanku-Dai; la qual cosa, tutto sommato, lungi dal dispiacerci se si pensa che, ciò che già ci è noto, in qualche modo provoca effetti rassicuranti al nostro fragile subconscio. Per fortuna qualche spunto di originalità la versione Sho ce lo propone sebbene, tragico paradosso, proprio tali gestualità siano regolarmente e grossolanamente fraintese, sottovalutate, incomprese. Vorrei subito segnalare i primi due oitzuki che (e non capiterà mai più in nessun altro kata), terminata la completa distensione del braccio, subito si sbloccano in una naturale breve flessione con supinazione del pugno, il che comporterebbe un incredibile evoluto utilizzo delle anche, ma sopratutto (vera e propria rarità) il repentino alternarsi di contrazione e decontrazione. Se pur quasi inosservata, trovo interessante, essenziale ed efficace la pressione della mano sinistra sul polso destro prima di sferrare il potentissimo maegeri comunque destinato al convenzionale vagamente incongruo atterraggio in Kosa-Dachi. Giunti alle ultime sequenze che precedono la conclusione del Kata con il classico Uchi-Uke seguito dall’Oitzuki, si poteva sperare che, una volta tanto, non fosse riproposto lo sfruttatissimo Shuto-Uke in kokutsu-Dachi… macché, niente da fare, lì siamo ricaduti e lì, fino all’ultimo, toccherà misurarci. Ebbene, nel suo complesso definirei il kanku-Sho come Kata di puro Shotokan ad ampio respiro, raffinate movenze, espressiva classicità, capace di alternare momenti di esplosiva agilità ad altri di potente solenne lentezza. Plausibile il Bunkai solo se si ha l’accortezza di non cedere alle lusinghe di fascinose quanto improbabili soluzioni difensive.

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