Gli oyo kata di Kase Sensei

Eventskarate 03 novembre 2020

Ciro Varone

Circa 30 anni fa Sensei Kase introdusse nei suoi programmi formativi di karate due nuovi kata: Heian Oyo e Tekki Oyo.

 

Il primo è un compendio, con alcune varianti, dei primi quattro kata Heian e il secondo una sintesi dei tre Tekki.

A mio parere la ricerca del Maestro Kase portò a comprendere che molto spesso l’ermeticità dell’embusen dei kata porta il praticante ad acquisire una padronanza della tecnica unilaterale o solo in una determinata direzione prefefita, naturalmente questo comporta che, in una situazione di difesa personale, il praticante si blocchi davanti ad un attacco non conforme a ciò che lui è abituato ad eseguire nel kata omote o che gli è stato confezionato ad hoc dal proprio Sensei.

Con il “concetto” di Oyo nata Kase Sensei volle stimolare i praticanti più esperti a non fermarsi esclusivamente alla formale apparenza del gesto, il Sensei, con questo metodo, introdusse una nuova forma d’espressione libera che prevedeva di attaccare e difendersi in avanti, indietro e in tutte le situazione che, naturalmente, si modificano e si adattano in base all’avversario e/o alle circostanze tattiche del momento e del luogo dove avviene lo scontro.

Prendendo come punto di partenza questa prerogativa che Kase Sensei ci ha proposto, ho inserito un inedito metodo di pratica di tutti i kata shotokan che ho chiamato ONNE KATA: una metodologia d’allenamento molto stimolante quasi da rendere il kata un sistema d’addestramento open skills.

Sensei Kase ci lasciò queste due sequenze: Heian Oyo: Nidan-sandan-godan-yondan-nidan, mentre quella del Tekki Oyo è: shodan-sandan-nidan-shodan.

Inutile dirlo, i due Oyo kata vanno praticati e approfonditi solamente dopo avere acquisito una profonda conoscenza dei kata Heian e dei tre Tekki.

Il prezioso e originale messaggio che Sensei Kase volle trasferire alle nostre generazioni è quello che dopo tanti anni di pratica il kata deve diventare un irikumi kumite (combattimento senza regole) e al tempo stesso un goshin-jutsu (tecnica di difesa personale), entrambi, svincolati dall’ingessatura della forma: nel bunkai l’esecutore deve adattarsi all’attaccante e non viceversa (cosa che si vede sempre più nelle proposte applicative di molti maestri, i quali sono più intenti a costruire dei schemi mnemonici che tecniche realmente efficaci).

Il vero bunkai del karatedo, come da sua radice originale, da semplice indicatore di forma postula lo studio della tecnica, della tattica e della strategia del combattimento globale, i bunkai trasmettono le esperienze di lotta ed insegnano a sopravvivere ad uno scontro senza regole e senza vincoli sportivi, quello che si vede nei bunkai delle gare è solo appannaggio per il pubblico o per praticanti inesperti.

 

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