Aka e Shiro

Eventskarate 04 agosto 2022

Giovanni Salafia

 Non sono nomi di personaggi di un qualche manga giapponese, ma, semplicemente, due colori: rosso e bianco.

 

Gli stessi colori che, quando mi hai insegnato ad arbitrare, corrispondevano a quelli delle bandierine che si usavano nelle nostre gare, per distinguere i due contendenti…

Gli stessi colori che distinguono le cinture degli alti gradi (dal 6° Dan in su) nella nostra Disciplina…

Gli stessi colori della cintura che, poche ore fa, era composta sul tuo Karategi, piegato ed adagiato sulla tua bara, insieme al tuo ritratto…

Quel ritratto che tuo figlio, seduto a un passo da te, ha fissato per quasi tutta la cerimonia delle esequie alle quali, in tanti, abbiamo partecipato… e non avrebbe potuto essere diversamente.

Quanti visi rivisti dopo anni, in alcuni casi, decenni…

Volti che, un tempo, appartenevano a ragazze e ragazzi uniti da una forte passione, accomunati nelle fatiche e nel sacrificio degli allenamenti, ma, soprattutto, legati a quella che poteva essere assimilata ad una grande Famiglia, stretta intorno al proprio Patriarca… il Maestro… Tu…

Ora quei volti sono più maturi, forse un po’ invecchiati; molti di quei “figli e figlie”, per motivi svariati, non praticano più… tanti altri, invece, hanno compiuto altri passi sulla Via e stanno proseguendo il cammino.

Ma, al di là dei discorsi su chi sia ancora sul tatami e chi no, oggi, pur nella tristezza dell’occasione, è stato bello rivederci, riabbracciarci e scambiare qualche parola di persona, non attraverso messaggi, post o altro.

Oggi, oltre le lacrime e i rimpianti, è stato bello avere la conferma che i tuoi “figli del tatami”, appartenenti anche a generazioni diverse, siano persone buone; donne e uomini che da te hanno ricevuto tanti stimoli e insegnamenti che sono stati fondamentali, sia nella loro formazione marziale, sia nella loro crescita e maturazione come persone…

Persone che hanno avuto la fortuna e il privilegio di incontrare te sulla Via…

Molto toccante, all’uscita del feretro, il nostro schierarci, composti in musubi dachi, ricevere l’ordine “Sensei-ni Rei” dal Maestro Silvano Manzoni e porgerti il nostro ultimo saluto, il nostro ultimo inchino, il nostro ultimo “Osu”…

L’applauso che è scaturito subito dopo sembrava non finire mai; nessuno si azzardava a smettere e avremmo sicuramente voluto prolungarlo fino a sentire male alle mani.

Il fragore degli applausi suscita spesso emozione, in questi casi anche commozione…

Te ne accorgi perché, all’improvviso, la gola si chiude e gli occhi non vedono più chiaramente; allora si abbassano per qualche secondo, per non incrociare altri sguardi, per una forma di pudore o di rispetto…

Poi l’auto è partita, per accompagnarti verso il prossimo passaggio, quello che consentirà alle tue ceneri di riposare accanto a quelle della tua amata Maria.

Ma, come ha ricordato il sacerdote nell’omelia, tu non sei più in quella bara; tu ora sei nella Vita, quella vera..

Ora stai finalmente raggiungendo Maria e, con lei, potrai seguire in ogni istante i tuoi due figli, Christian e Willyam, oltre a tutti gli amici e gli innumerevoli tuoi “figli del tatami”.

Sicuramente avrai notato come questa sia la prima volta che, rivolgendomi a te, non abbia usato la terza persona singolare; ma non è per un’improvvisa mancanza di rispetto: molto più semplicemente, mi risulta più facile parlarti come si fa a una persona cara…

E tu sai quanto forte sia sempre stato il nostro legame…

Ora, sicuramente, ti occuperai, insieme a quanti ti hanno preceduto, di allestire il grande tatami sul quale, un giorno, ci ritroveremo tutti a praticare, senza bandiere, federazioni o altro, ma solo per l’amore verso la nostra Arte.

Noi, intanto, finchè ci sarà possibile, continueremo il nostro cammino sulla Via, sperando di riuscire a trasmettere, a quanti condividono e condivideranno il tatami con noi, la conoscenza, la forza e la passione che tu, in tutti questi anni, ci hai donato.

Per tutto questo e per molto altro… Grazie, Maestro!

Osu.

 

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