cipro_2001

EKF

CAMPIONATO EUROPEO CADETTI JUNIORES KARATE –

CIPRO 9/11 FEBBRAIO 2001

di Vladi Vardiero

E’ strana la sensazione che il turista prova nel salire la scaletta al punto di osservazione militare, posta sul confine che divide in due l’incantevole isola di Cipro. Una specie di muro di Berlino, anche se in scala ridotta, che attraversa la città di Nicosia e separa la parte filo greca da quella filo turca. L’osservare la terra di nessuno, attraverso la feritoia della garitta fatta con sacchi di sabbia, sotto il controllo vigile della sentinella armata di fucile automatico, dà la sensazione che le ostilità tra le parti siano in una fase latente ma che potenzialmente esse possono riprendere da un momento all’altro. La conferma della precarietà della situazione viene dalla vista della postazione “nemica”, posta dall’altra parte, a pochi metri oltre la terra di nessuno. Postazione ben difesa, sulla quale sventola una altrettanto fiera bandiera turca. Stranezze del terzo  millennio, ma in Europa succede anche questo.

Il pazzo ma affascinante circo del Karate, targato EKF alias WKF, questa volta allora ci porta a Cipro, ridente isola del mediterraneo, terra ricca di storia, contesa nel tempo da ottomani, greci, veneziani ed inglesi; dal 1960 repubblica indipendente ed ora parzialmente “occupata” da forze militari turche che nel 1974 hanno invaso più di un terzo del territorio. Questa volta è il turno di Cadetti ed Juniores, pronti a spartirsi i 21 titoli continentali in palio nel primo campionato europeo del nuovo millennio, secondo le nuove regole imposte dalla WKF. Molte quindi le aspettative alla vigilia di questa kermesse per le novità introdotte dal nuovo regolamento internazionale in entrambe le specialità. I tre livelli di punteggio nel kumite hanno indubbiamente migliorato la comprensione del gesto tecnico e il corrispondente valore attribuito alle singole tecniche considerate valide. L’obiettivo di aumentare l’effetto spettacolo è centrato ma è pura utopia pensare di trasformare in un solo campionato una specialità basata quasi esclusivamente su tecniche di braccia. Il lavoro per i tecnici è aperto. Anche l’introduzione del controllo assoluto per la categoria Cadetti ha sicuramente contribuito ad abbassare drasticamente la percentuale degli incidenti gara. Il gruppo arbitrale europeo ha ben retto all’impatto delle nuove regole anche se pochi hanno applicato l’annullamento della tecnica di pugno entrata in contatto epidermico. Se da una parte per il kumite complessivamente i giudizi sono stati più che positivi, molte le perplessità invece per il kata. In particolare, il tanto dibattuto problema dei kata shitei (kata obbligatori per i primi 2 turni), ha creato qualche problema interpretativo e la sensazione è che si voglia prendere un po’ di tempo per capire la validità di questa regola. La presentazione del testo ufficiale edito dalla JKF ha sollevato numerose perplessità e critiche. L’uso delle bandierine ha avuto l’effetto sperato di aumentare la spettacolarità nelle fasi eliminatorie nonché di creare una maggiore competitività tra i numerosi pretendenti al titolo continentale. Molte sono ancora le cose da chiarire ma la WKF ha intrapreso una strada senza ritorno quindi i nostalgici dello “score” devono rassegnarsi…le bandierine hanno vinto. Una cosa è certa: la classe arbitrale europea dei giudici di kata deve lavorare ancora molto per uniformare gli standar di valutazione e quindi ridurre ulteriormente quei margini di soggettività che inquinano il giudizio finale. Altro “polverone” è stato sollevato nelle prove bunkai del kata a sqaudre. Nella finale, come succede in Italia da qualche anno, hanno dato dimostrazione del kata con la diversità che la valutazione non è stata distinta dall’esecuzione e nella prova finale è stato eseguito un kata di stile anziché una forma di libera composizione. I giudici sono rimasti molto influenzati  dal bunkai e quindi, attuando un giudizio globale, ha prevalso l’aspetto applicativo rispetto a quello esecutivo con qualche sorpresa sorta nel momento di assegnare la vittoria finale. La Spagna, che ha presentato un’applicazione di facile interpretazione (2 atleti applicano il kata mentre il terzo esegue le tecniche), caratterizzata dall’alternanza di “tori” ed “uke”, ha conquistato il parere favorevole della maggioranza dei giudici con l’effetto finale di vincere sia il titolo maschile che femminile. Ma che dire di una specialità, quella del kata a squadre per l’appunto, dove le rappresentative femminili partecipanti a questo campionato sono state solo 5 mentre quelle maschili 7? Un po’ troppo poco per un continente come quello europeo che conta oltre 40 paesi aderenti !

I RISULTATI

Facciamo qualche considerazione sul medagliere. La Spagna non ha rivali con le sue 12 medaglie delle quali ben 7  d’oro e 5 d’argento. Sorprendono le 6 medaglie, sulle 6 disponibili, nella specialità del kata. Non ricordo un risultato del genere. Praticamente nel kata la Spagna non vince ma stravince ! Al di là dello straordinario risultato è significativo il lavoro che gli iberici stanno facendo in questa specialità ed in particolare l’attenzione rivolta alla categoria giovanile. Nei Cadetti maschile si fanno largo le nazioni minori le quali riescono ad occupare numerose posizioni sul podio. La Croazia è risultata sicuramente la nazionale più forte della categoria con i suoi 3 finalisti, su 5 categorie, e le sue 2 medaglie d’oro. Anche questo è un segnale del lavoro svolto da questa giovane federazione e questi sono i primi risultati concreti di un programma iniziato qualche anno fa. Il segnale che i croati avessero l’intenzione di sfondare in questo campionato continentale era arrivato chiaro e forte fin dalla Venice Cup del dicembre scorso. In questa gara la Croazia ha letteralmente preso d’assalto tutte le categorie piazzando sul podio i propri Atleti in molte categorie atleti ed in particolare nei Cadetti, ottenendo numerosi piazzamenti di prestigio. La politica adottata dalla federazione croata di assegnare un punteggio alla gara internazionale di Noale, e ad altre gare ritenute meritevoli dal punto di vista propedeutico per affrontare un campionato europeo, ha “costretto” i numerosi pretendenti al titolo continentale a partecipare a numerose gare oltre confine. E chi ha ottenuto il maggior punteggio ha staccato il biglietto per gli europei. La Francia segue la Spagna nel medagliere con lo stesso numero di medaglie anche se “solo” 4 sono d’oro, 2 gli argenti e 6 i bronzi. Dopo la Croazia, l’Inghilterra e la Germania, tutte con almeno 2 ori ciascuna, segue l’Italia con un’unica medaglia d’oro. Ma se il medagliere, letto nel senso olimpico del termine, vede l’Italia solo sesta, le sue 9 medaglie complessivamente la collocano al terzo posto. Guardando la lista della nazioni andate a medaglia (in totale 25) risaltano le 6 medaglie conquistate dalla Grecia (1 d’argento e 6 di bronzo) e dalla Germania (2 d’oro e 4 di bronzo). Un riscontro che anche queste nazioni si stanno attivando nel settore. Sorpresa per i 3 bronzi della Bielorussa e, a conti fatti, se la Yugoslavia fosse ancora unita risulterebbe, con 14 podi,  la nazione più medagliata.

Ma continuiamo ad esaminare il medagliere per singola specialità. Nel kata, oltre all’indiscusso dominio della Spagna, il podio ospita numerosi atleti appartenenti a nazioni (vedi Yugoslavia, Croazia, Austria, Cekia e Belgio) che raramente o mai, fino ad ora, avevano ottenuto medaglie in questa specialità. Le uniche medaglie per l’Italia, entrambe d’argento, arrivano dalla brava Giada Salvatori nella categorie Cadette e dalla squadra maschile. Deludono le prove di Luca Brancaleon, che molla la presa nei ripescaggi, e della Mazzoleni, pure lei ripescata ma forse un po’ sfortunata con la francese Buil. Sorbino nei Cadetti non passa il primo turno ed è vittima pure lui dei ripescaggi. Nella categoria da segnalare la prestazione di Riccardo Viola, l’italo belga che in Italia porta i colori del Master Milano. Come a Noale, dove è risultato primo in entrambe le specialità, agli europei riesce a piazzare una bella doppietta portando a casa il bronzo del kata e l’oro nei 60 kg.. Sicuramente il miglior atleta del Campionato.

Per gli italiani va un po’ meglio la gara a squadre di kumite dove su 22 nazioni partecipanti gli azzurri riescono ad ottenere un meritato bronzo. Dopo aver eliminato l’Azerbaijan, la Bulgaria, la Bosnia, in finale di poule cediamo il passo alla Francia che in finale non permetterà alla Spagna di andare oltre il terzo incontro. Nei ripescaggi non ci sono grossi problemi con la Grecia, la quale si è messa in evidenza anche negli individuali. La presenza di un campione come il francese Pinna come coach sembra aver dato qualche significativo risultato.

Nel Kumite femminile sono le inglesi a raccogliere i migliori risultati (1 oro ed 1 argento) come pure la piccola rappresentativa del Lussemburgo che riesce a portare a casa 2 bronzi con le uniche atlete presentate in gara. Tra le italiane si mette in evidenza la brava Platania, che nella categoria fino a 60 kg. è battuta, in una discutibile finale, solo dalla tedesca Micaeli.

Negli Junior maschili la maturità della scuola francese si fa sentire. Con i suoi 2 ori  (Debono nei 60 e Gallian nei 75) e 1 bronzo si impone su tutte le altre rappresentative. La Spagna non è da meno piazzando ben 4 finalisti su 6 categorie, ma riesce a centrare la sola finale dei 65 kg. con Garcia Pinadero. Il barese Pignataro riesce finalmente ad ottenere un risultato di prestigio vincendo negli 80 kg.. Gli fanno da contorno i bronzi del siciliano  Maniscalco, già campione europeo Cadetti, nei massimi e del veneto Visentin nella categoria dei 70 kg.

QUALCHE CONSIDERAZIONE

Gli italiani sono presenti in 20 categorie sulle 21 in gare in programma riuscendo a conquistare il podio  ben 9 volte. Come abbiamo già evidenziato nel medagliere ci collochiamo, dal punto di vista della “quantità”, al terzo posto dopo Spagna (12) e Francia (12) mentre se la classifica viene spostata sul concetto della “qualità” precipitiamo alla sesta posizione. Se analizziamo i tabelloni di gara e facciamo una classifica in ordine al numero degli atleti piazzati in finale la Spagna è naturalmente ancora prima (12), segue la Francia (6), la Croazia (5), l’ Inghilterra e l’Italia entrambe con 4. Ma un’analisi più profonda ci permette di evidenziare come su 20 atleti o squadre italiane in gara, esclusi i 4 finalisti, ben 13 hanno avuto la possibilità di essere ripescati. Dei 13 ripescati (9 nel kumite e 4 nel kata) solo 5 (36%), tutti del kumite, sono riusciti a conquistare il podio con il bronzo. Quindi i principali problemi per i nostri ragazzi sono da registrare nelle finali di poule e negli incontri decisivi di ripescaggio valevoli per il 3° posto. Le cause principali sono sicuramente da addurre alla scarsa determinazione nei momenti decisivi. Gli 8 ripescati che hanno mancato il podio pesano un po’ troppo sul medagliere finale !

Inutile ribadire che il comportamento dei nostri Ufficiali di gara è sempre stato all’altezza delle situazioni anche in questo difficile campionato. Forti dell’esperienza acquisita in precedenti occasioni, i nostri arbitri non hanno avuto problemi ad applicare il nuovo regolamento. Allo stato attuale solo la Spagna è in grado di competere con la scuola italiana e i nostri “referees” sono spesso dei punti di riferimento per molti colleghi europei. Nel kata c’è ancora molto da fare sul piano della formazione. Molti giudici sono ancora troppo legati a concetti stilistici in Italia ormai superati da tempo e molti di loro non è ancora ben chiaro che i parametri generali di valutazione, comuni a tutti gli stili, sono fondamentali per una corretta individuazione dell’atleta meritevole di passare il turno. Nel kumite i problemi principali sono stati rilevati nelle valutazioni dei contatti epidermici i quali, secondo quanto prevede il nuovo regolamento internazionale, non sono ammessi nella categoria Cadetti. La Commissione arbitrale ha voluto inoltre mettere in evidenza la necessità di una maggiore attenzione nella valutazione delle reazioni da parte degli atleti che hanno subito contatti. Il problema dell’esagerazione è presente anche in campo europeo anche se in misura meno  preoccupante rispetto a quello italiano.

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