GOJUSHIHO (cinque-dieci-quattro-passi)

Eventskarate 26 novembre 2014

Ilio Semino

Gojushiho (in giapponese 54 passi) è un kata di cui esistono due versioni, la “dai” e la “sho”. Attorno agli anni ’50 in ambito Shotokan i due nomi sarebbero stati invertiti in occasione di uno dei primi “All Japan Karate Championship and Shotokan World Tournament”

organizzati dalla J.K.A. (Japan Karate Association).*
Le due versioni sono tratte da un unico kata di Shorin Ryu chiamato Useishi. Nonostante come per molti kata il creatore sia sconosciuto possiamo rintracciare una certa genealogia negli studi dei Maestri Itotsu e Kyan. Quest’ultimo avrebbe appreso il kata da Matsumura di Shuri e da Oyadomari diTomari (Okinawa). I kata sono caratterizzati dalla ripetuta tecnica della manoa lancia (yonhon nukite) o del colpo di picchio che becca un tronco d’albero(ippon nukite). Useishi a fronte dei suoi movimenti laterali,  apparentemente sbilanciati, veniva chiamato ilkata del “monaco ubriaco”. Letteralmente tradotto con 54 passi si deveconsiderare che il nome non derivi effettivamente dai passi del kata bensì,secondo il M° Zenko Heshiki del Matsubayashi Ryu, per sottolineare le 108contaminazioni considerate nella filosofia Buddista (esiste un altro kata,denominato “Yakuhachi” che significa appunto 108, che non ha legami con Useishi).Heseiki sensei afferma che allorché un buddista si imbatte in numeri fattori di108 (54, 36, 18) deve ricordarsi di combattere le contaminazioni religiose. Nona caso esistono kata chiamati Seipai (18), Sanseru (36) e Suparinpei (108,derivato da Yakuhachi). Queste affinità numerologiche sono sorprendenti e lalogica suggerisce che si tratti molto di più che di coincidenze. Molti templiBuddisti hanno 108 scalini per essere raggiunti: ogni scalino rappresenterebbela sconfitta di una tentazione negativa. Probabilmente si intendeva trasmettereche la pratica di Gojushiho (useishi) avesse il potere di purificare lo spiritoattraverso la pratica del karatedo.

Gojushiho dai, assieme a Jiin e Sochin, fa parte dei tre kata cui il m° Funakoshi non riuscì a cambiare il nome okinawense: infatti la sua intenzione di rinominarlo “Hotaku” (Picchio) non prese piede in Giappone ed al kata rimase il nome ereditato. Alcune delle tecniche specifiche della versione “Dai” (che contrariamente alla definizione è la più “raffinata” dovrebbe chiamarsi Sho) sono Heiko age tate tsuki – Morote sukui uke (presente anche in Nijushiho e Wankan) –  Keito uke, Otoshi Ippon nukite (presente in Unsu) – Jun hiji ate –  Washide uchi (in esclusiva) –  e la ripetuta posizione Neko Ashi Dachi (presente in Unsu, Wankan e Bassai sho). Interessante la differenza tra le due classiche posture dei due kata: per lo “Sho” la Ryuun no kamae/uke (guardia/parata della nuvola chescorre) in kokutsu dachi, seguita dall’ampio Yonhon nukite in zenkutsu dachi; per il “Dai” la  Kitsutsuki no kamae (guardia del picchio) seguita da otoshi ippon nukite, entrambe in neko ashi dachi. Gojushiho Dai, assieme ad Unsu, è l’unico kata Shotokan che non prevede la posizione Kokutsu dachi (ovviamente esclusi i tre Tekki) e con i suoi sessantasette movimenti (kiai al 59 e 66) è il kata più lungo, seguito da Kanku dai e Gojushiho sho (65). Si dice che questo kata sia la creazione più bella di Matsumura Sokon e fosse l’esercizio più difficile del Tode, dedicato quindi a praticanti esperti……

 

·        In occasione del “JKA All Japan Karate Championship” del 1965 Masaaki Ueki interpretò in finale Gojushiho Sho, annunciandolo erroneamente come “dai”. Poichè Ueki in quel periodo era il miglior atleta della JKA (quell’anno vinse il titolo di Grand Champion JKA vincendo la finale di kata su Hideo Ochi e quella di kumite su Kisaka Katsuia), ed essendo presente la TV nazionale, i vertici JKA, per non sfigurare e mettere in discussione il campione, affermarono che i nomi dei due kata erano stati invertiti e da allora sostennero questa circostanza. Il M° Hirokazu Kanazawa, contrario a questa decisione,nella sua organizzazione SKKI ha continuato a mantenere i nomi originali.

 

 

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