Medaglie che non convincono

Eventskarate 30 giugno 2015

Da Baku per Samurai GSB

Baku 29 giugno 2015
L’esperienza nel “grande Caucaso” dove si trova l’ Azerbaijan, non può essere valutata solo in funzione dei risultati delle competizioni, tante che siano.

La repubblica azera è lo Stato più grande della regione caucasica. L’investimento sportivo – turistico di questo paese, è nato da diversi fattori
Uno di questo fattori è la partecipazione degli atleti azeri alle Olimpiadi deal 1996. Data della sua indipendenza dall’Urss e gli ottimi risultati conseguiti a Londra 2012.
L’Azerbaijan acquisì 10 medaglie e terminò l’Olimpiade al 15° posto nella classifica nella classifica europea. Durante le junior olimpiadi in Cina gli atleti locali vinsero 12 medaglie e la nazione si piazzo al 10° posto.
L’Azerbaijan ha sviluppato 40 moderne strutture olimpiche per la pratica dei vari sport
La preparazione a importanti avvenimenti sportivi promuove gli Islamic Solidariety Games (2017), Formula 1 (2016) e ci si prepara a altri importanti avvenimenti e l’Euro football (Uefa) sempre nel 2017
La stesse cose sono state ripetute dalla first Lady Mehriban Aliyeva con una lunghezza infinita. Anche Patrick Hickey non ha scherzato!
Spettacolo grandioso, forse poco internazionale a aperte la sfilata degli atleti. E’ lampante che siamo in uno Stato totalitario e il nazionalismo deve dare carica al popolino. Tutto è andato bene.
Un solo caso doping di un locare la mezzofondista Chaltu Beji, azera di origine etiope, è stata infatti squalificata per positività all’ostarina, sostanza vietata ritrovata nel suo campione di urina. Su 6.000 atleti ci può stare!
Adesso a mente fredda si può aggiungere qualche altra cosa sulla squadra italiana M/F di Judo
Certo le ragazze come già da diverse edizioni dei Giochi, salvano l’onore e la bandiera italiana. Ogni volta è un thriller. E’ bene quel che finisce bene, manca la voglia di vincere
Non si può portare a casa un risultato con la somma delle penalità (shido). Le ragazze hanno avuto una chance e l’hanno sfruttata. Dopo due frazioni la Gwend ha suonato la carica, facendoci – si fa per dire – dimenticare la sua brutta gara individuale. Manca l’atteggiamento per vincere, sempre in difesa e agli angoli. Fin che va! Per i Maschi c’è poco da dire… meglio non dire nulla. Sarebbe il caso che qualcuno dicesse loro di parlare meno, bando alle interviste – cosa c’è da dire quando perdi al primo o secondo incontro – un bagno di umiltà
E smettiamola con i piccoli clan. Le squadre dovevano essere più unite. Niente “prime donne”. Si abbia anche il coraggio di lasciare a casa chi non fa risultato. Investire su gli atleti/e che si impegnano al di là delle proprie possibilità
Non ho capito perché la squadra maschile non è stata iscritta. Visto che serve esperienza, non poteva essere una buona occasione? Magari da rivincita, dopo una serie di risultati individuali in negativo? Domande… sempre domande. Diceva Albert Einstein (1879/1955) : “non smettete mai di farvi delle domande!”. Siamo su una buona strada.
Bisognerebbe che tutti leggessero con estrema attenzione il comunicato che ho letto su http://www.oasport.it/ che ripropongo, perché ci sono tutti gli elementi che sintetizzano questi primi Giochi Olimpici Europei e il valore espresso dalle medaglie e dal medagliere in senso globale. Se non ci si da una regolata globale Rio può essere una “samba” poco allegra.

Come la vedo io
Giochi olimpici europei
1) Troppo lunghi, bisognerebbe adottare la formula dei “World Combat Games” sempre che si facciano ancora sotto la nuova gestione di SportAccord – 10 giorni al massimo
2) Costi di gestione pesanti. Solo pochi stati totalitari possono pensare a organizzare una avvenimento di sì grande portata
3) Periodo a un anno dalle Olimpiadi, quelle vere non può neppure essere considerato un rodaggio ma solo un impegno in più per gli atleti e un costo in più per le federazioni
Mancano le “stelle” nei vari sport, con qualche eccezione per confermare la regola – quale regola? – se fossimo in un Paese occidentale tale kermesse sarebbe stata un po’ snobbata dal grande pubblico. Oggi si fa fatica a coinvolgere spettatori per il “Grande Tennis” gli Open di Roma, i Galà di atletica, tanto per fare qualche riferimento classico
Si chiudono le valige
Il solito caldo, mentre si va verso l’aeroporto, si inizia a smontare, lucidare e predisporre per il prossimo avvenimento
Per un bel po’ di Baku non se ne parlerà, se non in termini di barili di greggio estratti!
Beati loro

Dal sito http://www.oasport.it/
Baku 2015, un medagliere ingannevole: poche luci e tante ombre per l’Italia
Posted on 28 giugno 2015 by Federico Militello
47 podi complessivi, 10 ori, 26 argenti, 11 bronzi. Sesto posto finale nel medagliere. A prima vista, una prima edizione dei Giochi Europei decisamente positiva per l’Italia, almeno dal punto di vista quantitativo. Tuttavia va sottolineato come la competizione appena conclusa a Baku non possa offrire un quadro veritiero e ragionevole sul reale stato di salute dello sport azzurro.
E’ stata una competizione atipica, complicata da decifrare. Nello stesso calderone si sono mescolate gare dove era presente davvero il meglio del Vecchio Continente, altre infarcite di seconde e terze scelte, fino ad arrivare ad alcuni sport riservati esclusivamente agli juniores (pallanuoto, tuffi, nuoto, nuoto sincronizzato). Da stendere un velo pietoso, poi, sull’atletica: in sostanza si è svolta una gara valida per la quarta serie dell’Europeo per Nazioni (dunque con compagini come Malta, Andorra, Lussemburgo, etc.), ovviamente il cui podio era valido in ottica medagliere…Si chiamano Giochi Europei, in pratica sono le Olimpiadi dell’Europa. Ma non può esistere un’Olimpiade senza l’atletica. Una falla che andrà assolutamente risolta in vista della prossima edizione, sempre che venga organizzata.
Prendendo in considerazione quegli sport dove davvero la competitività era elevata, si notano i progressi del tiro con l’arco, con gli azzurri che sembrano finalmente aver metabolizzato i nuovi regolamenti e possono guardare con fiducia ai Mondiali di Copenhagen che assegneranno i pass per Rio 2016. Bene anche la boxe, sebbene sia mancata la ciliegina di un oro. Valentino Manfredonia si conferma ormai un big dei mediomassimi, mentre Vincenzo Mangiacapre e Vincenzo Picardi non hanno mancato l’appuntamento con un podio alla portata. In campo femminile, invece, il Bel Paese ha raccolto due argenti da categorie di peso non olimpiche, dato allarmante che dovrà far riflettere i tecnici.
Benissimo la scherma in un contesto oggettivamente molto modesto. Baku, ad ogni modo, ha messo in risalto l’enorme vastità del movimento tricolore, capace di conquistare medaglie a grappoli anche con le riserve. Conferme anche dal tiro a volo, dove però Jessica Rossi è diventata ormai un rebus di complicata risoluzione. Nel tiro a segno, invece, l’impressione è che l’Italia sia quasi completamente dipendente dalle sue stelle Petra Zublasing e Niccolò Campriani, con quest’ultimo peraltro non entusiasmante (oro perso all’ultimo tiro nella carabina 10 metri, fuori dalla finale nella tre posizioni). Per il resto, non sono arrivate carte olimpiche, con il comparto della pistola che continua a fare una fatica enorme.
Le note positive finiscono qui. Come si può notare, non sono poi così tante. Al contrario, sono numerose le nubi che si addensano sulla spedizione azera dell’Italia. Partiamo dal judo. Il rischio, serio, è che il bronzo della prova a squadre femminile possa rappresentare il classico specchio per le allodole, utilizzato per elogiare un movimento che al contrario annaspa da troppo tempo. Certamente il livello della compagine femminile è discreto, ma nulla più. Odette Giuffrida ed Edwige Gwend, ma di tanto in tanto anche Valentina Moscatt, sono delle judoka di buon livello, capaci in determinate circostanze (giornata di grazia e tabellone favorevole, per intenderci) di dare l’assalto al podio. A Baku non è accaduto, a conferma che le azzurre non possono essere annoverate tra le big internazionali. Gwend, in particolare, dopo l’argento europeo del 2010, dà la sensazione di non essere mai riuscita a spiccare il volo ed il tempo comincia a stringere…Desolante ed inaccettabile, poi, la situazione in campo maschile. Lo spieghiamo con i numeri: su 8 azzurri presenti, 4 sono stati eliminati subito, 4 al secondo turno. Siamo comparse assolute in Europa, un granello di sabbia nel deserto a livello mondiale. Eppure prestazioni simili si erano già verificate negli ultimi anni. Si sta facendo qualcosa per invertire il trend? Dai risultati, sembrerebbe proprio di no.
Realtà pressoché identica nella lotta, con grappoli di eliminazioni immediate. L’unica differenza è rappresentata dalla nuova stella Frank Chamizo, subito a medaglia (argento) al suo primo vero appuntamento internazionale in maglia azzurra. L’italo-cubano dovrà rappresentare il pilastro per far crescere la squadra a partire dalle fondamenta. Sarebbe deleterio sperperare un’occasione del genere per uno sport sovente nell’anonimato. Se Chamizo conferma un talento sconfinato, tarda invece l’esplosione della consorte Dalma Caneva, ancora una volta stoppata nella fase iniziale del torneo.
Si intravede una crescita generale nel taekwondo, anche se gli azzurri mancano ancora dell’esperienza necessaria per compiere l’ultimo salto di qualità. Erica Nicoli e Roberto Botta hanno alternato grandi exploit a sconfitte contro avversari alla portata. L’impressione, tuttavia, è che si possa investire in maniera decisa su questi due giovani.
Bocciato il ciclismo, senza medaglie in competizioni dal campo partenti scadente, pessima figura anche per il beach volley: i gemelli Ingrosso e Ranghieri-Rossi, favoriti per la vittoria, hanno alzato bandiera bianca sin dagli ottavi contro avversari di quarta fascia.
Non ci si poteva aspettare miracoli dalla canoa velocità, ancora alla ricerca della giusta quadratura in vista dei fondamentali Mondiali di Milano. L’impressione è che il progetto K4 difficilmente possa avere successo. Meglio, forse, costruire un K2 1000 metri in grado di lottare anche per una medaglia.
Non si comprende, inoltre, il motivo per cui due sport che notoriamente faticano a livello assoluto, come ginnastica artistica e triathlon, abbiano snobbato palesemente questi Giochi Europei presentando le riserve delle riserve (con tutto il rispetto): va bene puntare sui giovani, ma indubbiamente si è persa una ghiotta e forse irripetibile occasione per conquistare qualche podio di prestigio. Imbarazzante, infine, il rendimento delle due nazionali di pallavolo, entrambe eliminate nella fase a gironi: due squadre raffazzonate all’ultimo momento, senza né capo né coda. Non il modo migliore per onorare l’evento.
Bene gli sport non olimpici (karate, aerobica e beach soccer), che hanno sfruttato al meglio una vetrina importante. Sospendiamo il giudizio, infine, su pallanuoto, nuoto, sincronizzato e tuffi, tutte gare che hanno visto al via esclusivamente atleti juniores.
Al di là di un bottino cospicuo, si comprende dunque come i Giochi Europei di Baku abbiano riservato più ombre che luci sullo sport italiano, denotando oltretutto un’incapacità di vincere preoccupante (eloquente il disavanzo tra ori e argenti, 10 contro 26). Spesso nei momenti cruciali sono mancati cinismo e sangue freddo. Attenzione, dunque, a sopravvalutare un medagliere camaleontico ed ingannevole. Un’edizione, nel complesso, senza infamia e senza lode. Come può essere definito, in effetti, il valore dello sport italiano attuale.

Da Baku per Samurai GSB

 

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