Che sia una riforma per lo sport, e non per la casta.

Eventskarate 11 settembre 2020

Vincenzo Spadafora

Il Testo Unico di Riforma dello Sport sta finalmente facendo emergere tutte le contraddizioni di quella che è davvero l’ultima casta di baroni, che si sente intoccabile e che sta cercando di resistere con le unghie e con i denti ad ogni tentativo di riforma.

 

Voglio rassicurare tutti gli sportivi, i lavoratori, i tifosi e gli appassionati che nulla hanno a che fare con questa casta e che in migliaia mi scrivono per invitarmi a proseguire l’azione di cambiamento, che la riforma è principalmente per loro: valorizzazione dello sport di base, sostegno alle ASD e SSD, centralità del ruolo degli Enti di Promozione Sportiva, tutela dei lavoratori sportivi, professionismo femminile, sono solo alcuni dei punti qualificanti che evidentemente poco interessano ad alcuni vertici dello Sport .

Si parla tanto di autonomia dello sport dalla politica: sono talmente d’accordo che abbiamo voluto inserire l’incompatibilità tra i vertici del mondo sportivo e le cariche politiche, oltre al numero massimo di mandati per i presidenti di Federazione e del Coni.

Sarà forse per questo che oggi il presidente della Federazione Italiana Nuoto, in carica dal lontanissimo 2000 e che si è appena fatto rieleggere – da candidato unico – per prevenire gli effetti della riforma, si è fatto capofila di un documento di critica che a me non è arrivato, ma che è stato distribuito agli organi di stampa. Sottolineo che questo contraddice quanto deciso da loro alcune settimane fa – ovvero il voto unanime dei presidenti di Federazione che conferiva al presidente del Coni il mandato di unico interlocutore del Governo sul tema – ed è un atto di sfiducia di fatto al presidente Malagò, ma questo non riguarda certo il Governo.

Se vuole essere conseguente con quanto dice, il Presidente deputato Barelli, ben prima che entri in vigore la riforma, scelga una delle due cariche: presidente della FIN o deputato di Forza Italia. Solo così potrà difendere davvero l’autonomia dello sport dalla politica.

Oggi Barelli Presidente FIN gestisce la sua Federazione e i suoi eventi grazie ai soldi erogati dal Governo che deve, attraverso le sue strutture, vigilare sul buon utilizzo; dall’altro lato Barelli deputato può convocare e audire in Commissione o in Aula, alla Camera o al Senato, il Ministro e le altre strutture preposte alla vigilanza sulla sua Federazione incidendo e contrastando l’attività del Governo. Non è un enorme, evidente conflitto di interessi?

Da quel che mi dicono, poi, il documento si scaglia anche contro le tutele e le garanzie per i lavoratori, che dovrebbero, a loro dire, continuare ad essere lavoratori senza alcuna tutela.
Questo è il momento in cui ogni forza politica di maggioranza – a partire dalla mia forza politica – che della lotta alle caste, alle lobby e ai conflitti di interesse ha fatto un marchio distintivo, dovrà dimostrare di volere il bene del mondo dello sport.

 

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