Luca Nicosanti.

Caro Valerio, vorrei condividere con tutti le parole che mi hai detto e che mi hanno toccato il cuore. Spesso ci chiediamo se i sacrifici che facciamo, a volte a discapito della nostra famiglia e dei nostri interessi personali, abbiano un senso. La risposta è sì, ha senso quando vediamo i risultati come quelli che hai ottenuto tu.

Mi viene in mente il momento in cui la tua mamma mi ha chiamato, dopo aver letto un cartello che promuoveva le attività di karate della nostra società “anche per persone con disabilità!”. Lei era incuriosita e forse anche incredula, si chiedeva se tu avresti potuto fare karate nonostante la tua carrozzina. La mia risposta fu: “Porti pure suo figlio, lui può fare karate”. Ricordo ancora quando siete arrivati al dojo con la tua mamma, tu con un forte sovrappeso su sedia a rotelle è stato subito un amore a prima vista.

Abbiamo iniziato subito ad adattare le tecniche alla tua carrozzina, studiando ore e ore: “Proviamo in questa maniera, ma forse così è meglio, questa tecnica è più reale ed efficace”. Sono iniziate le prime competizioni, anche fuori dall’Italia, nel frattempo sei riuscito a ritrovare la tua forma fisica e hai continuato ad allenarti duramente, sempre cercando di migliorare la Tecnica, la potenza , le rotazioni della tua carrozzina, la precisione.

E oggi sei diventato un atleta agonista, un atleta azzurro del parakarate. Al tuo primo Europeo sei arrivato 5°, sfiorando la medaglia di bronzo. E a questo Europeo hai ottenuto la medaglia di bronzo, sfiorando la finale per l’oro per soli 3 decimi. Caro Valerio, c’è ancora tanto da fare, ma tu hai ancora tanto da dare.

E allora mi chiedo: ha senso tutto questo? La mia risposta è sì, ha senso! Ti voglio bene.

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