Giappone il respiro del sole.

Nella pratica del Kobudo di Okinawa vi sono numerosi attrezzi che vengono studiati a livello più o meno avanzato. Alcuni maestri distinguono lo studio del Kobudo in arti maggiori ed arti minori. Nelle arti maggiori vengono inserite quelle armi che godono di una più vasta diffusione e di un più vasto programma di istruzione. Nelle arti minori vengono incluse una ventina di armi del Kobudo la cui diffusione è più limitata ed il programma di istruzione è basato unicamente sugli antichi Kata.

Akachu, dell’isola di Tsuken-jima (Okinawa), era un umile pescatore al quale fu affidata la sorveglianza di un maestro in esilio, Chikin Shosoku Oyakata . Quest’ultimo era un grande maestro di bōjutsu ( arte del bastone) e per sdebitarsi con l’uomo decise di trasmettergli il suo sapere. Akachu era molto ricettivo e superò ben presto il suo maestro. Così ebbe l’idea di combinare ciò che aveva appreso sul bastone con ciò che di più comune e familiare possedeva: il suo remo da pescatore. Ne affiló la pala per renderla efficace alla pari di una spada o di una lancia e sviluppò il primo kata di remo. Lo studio di questi ultimi attrezzi è riservato agli esperti, dopo il 4°/5° dan, ed è quindi al di fuori della portata della grande maggioranza dei praticanti. Vengono generalmente considerate arti maggiori Bo, Sai, Tunkuwa e Nunchaku. Di seguito sono elencate le armi tipiche del programma di studio del Kobudo, a queste devono essere aggiunte alcune armi che sono delle varianti a quelle presentate.

Il BO è sicuramente l’arma principale del Kobudo di Okinawa. L’arte del BO viene chiamata KONPO (metodo del bastone). Il materiale utilizzato è il legno di quercia rossa o bianca, di nespolo del Giappone, di areca e di “kuba” (tipo di palma), alberi solidi e flessibili, originari della zona subtropicale di cui anche Okinawa fa parte. La forma usata attualmente è tonda ma a sezione biconica. Il centro del bastone (chukon-bu) è di circa 3 cm. mentre le due estremità (kontei) misurano entrambe circa 2,5 cm.

Questa tecnica si è sviluppata ad Okinawa per merito di un pescatore di Tsuken-jima chiamato Akachu che apprese le tecniche di Bo dal maestro Chikin Shosoku Oyakata. In seguito, Azato pensò di creare un Kata di remo e modificò il proprio remo in modo che il taglio della pala (nami-giri) risultasse così affilato da poter tagliare. Il remo è inoltre un’arma molto adatta ad eseguire le tecniche di sunakake (gettare la sabbia negli occhi). Quest’attrezzo viene anche chiamato ryoshi no Katana (la spada dei pescatori).

Il Nunti montato sopra un Bo di cinque shaku (150 cm. circa) compone un’arma che viene denominata Nunti-bo le cui tecniche sono molto affini alle tecniche di Bo. Usando il Nunti-bo come arma, si possono portare due Nunti infilati nella cintura, sia sull’addome che sul dorso. Questi Nunti possono venire lanciati contro l’avversario. È una delle tecniche che il Maestro Shinko Matayoshi ha appreso dal Maestro Kingai a Shangai in Cina.

Il Cho-gama consiste in una lama ricurva montata su di un bastone lungo 5 piedi (cm. 150 circa). La lunghezza totale di quest’arma è quindi identica a quella del Bo standard dal quale prende anche i movimenti di base. Quest’attrezzo viene anche denominato “rokushaku-kama” che significa “falce lunga 6 shaku (180cm. circa)”.

Si tratta di un bastone lungo 6 shaku ( circa 180 cm.) al quale viene fissato, per mezzo di una corda o catena, un bastone lungo circa 50 cm. Originariamente quest’attrezzo era un tipico utensile contadino (flagello) usato nella lavorazione del riso e del grano. È un’arte molto antica, sorella del Nunchaku e del Sansetsukon. Nel villaggio di Kume (Okinawa) esiste un antico documento sulla storia di questa località nel quale si fa cenno a quest’arma.

Il nunchaku è la derivazione del morso usato per gli equini. E’ certo però che la stessa arma (Shuang-chieh kun), veniva usata in Cina molti secoli prima. Si tratta di due bastoni legati da una funicella. La lunghezza dei bastoni è diversa a seconda dell’utilizzatore. L’antico nunchaku era un po’ più corto dell’attuale; veniva tenuto nascosto sotto gli abiti per difesa personale. Esistono modelli di nunchaku a tre e quattro sezioni.

È formato da tre bastoni lunghi circa 70 cm. l’uno, uniti fra loro per mezzo di corda o catena. Il Sansetsukon viene considerato come il “fratello maggiore” del nunchaku. Una leggenda dice che l’inventore di quest’arma fu il generale Jin Hong Yan, primo imperatore della dinastia Song (960-1279). Si è sviluppato in Cina anche un Sansetsukon più piccolo, nato per poter essere facilmente trasportato e nascosto.

L’origine del Suruchin risale all’età della pietra e veniva usato per difendersi dagli animali feroci. Originariamente veniva costruito con la corda di corteccia che si chiama surukaa e che ha dato origine al nome di quest’attrezzo. La tecnica del Suruchin consiste nel far roteare l’arma con lo scopo di colpire o di agganciare gli arti o il collo dell’avversario. Anche a Okinawa esisteva da molto tempo ma ha avuto un’influenza decisiva con l’introduzione delle antiche tecniche di frusta cinese (biân). Il suruchin può avere diverse lunghezze 3 shaku (90 cm.), 5 shaku (150 cm.). 6 shaku (180 cm.), 8 shaku (240 cm.).

L’origine di quest’arte è simile a quella del Kama, si tratta infatti di una tecnica sviluppata dalla classe contadina. Per le tecniche di attacco si usano le seguenti parti, taglio della lama, testa della lama e punta del manico. Una tecnica spesso usata nel Kata consiste nel gettare della terra negli occhi dell’avversario e successivamente colpirlo con la Kuwa. Questa tecnica si è sempre più raffinata anche grazie al contatto dei contadini con alcuni maestri di arti marziali di Okinawa e di alcuni esperti cinesi. L’archetipo di questo strumento differiva dalla forma attuale in quanto sul manico, anziché una lama in metallo, veniva fissato un corno di animale. Ancora oggi si trovano degli esperti della Kuwa cinese (chutou) a Fuzhou e Shangai (Cina).

Questo tridente in metallo ha una lunga storia; si trovano attrezzi a lui simili in numerosi paesi del sud-est asiatico, in Cina (il T’ieh-ch’ih o Chai), in India e Indonesia. Si suppone che dei marinai di Sumatra o Java l’abbiano introdotto nell’arcipelago delle Ryukyu. Secondo un’altra teoria il SAI venne introdotto ad Okinawa da alcuni monaci cinesi cultori delle arti marziali. Nell’isola di Okinawa alcuni sottufficiali di polizia chiamati Chikusaji (sergente) portavano e utilizzavano questo strumento di autodifesa che poteva essere lanciato contro chi si opponeva all’arresto. Scopo del lancio era quello di atterrare il malvivente in fuga per poi raggiungerlo facilmente. Queste tecniche di lancio sono conservate in alcuni Kata. Fondamentalmente i SAI si utilizzano in coppia, uno per mano. In alcuni Kata superiori, il Kobudoka avrà un terzo SAI infilato nella cintura, davanti o sulla schiena. Il terzo SAI serve a rimpiazzare quello eventualmente lanciato in direzione dell’avversario.

Si tratta di una variante del Sai che viene anche detta Manji-sai. Mentre l’impugnatura è identica a quella dei Sai, l’elsa è ad “esse” identica cioè a quella dei Nunti. Il nome Matayoshi-Sai (Sai di Matayoshi) ha origine nel fatto che fu Shinko Matayoshi il primo esperto di Okinawa a costruire quest’attrezzo sulla base di uno strumento simile che aveva potuto vedere a Shangai (Cina).

Si tratta di un’arma che viene anche chiamata “Tonfa”, “Tunfa” o “Tuifa”. Essa fu inventata ispirandosi al manico di un particolare mortaio per cereali ed altri utensili agricoli. Arma improvvisata, è di una temibile efficacia nelle mani di un contadino esperto. Il tunkuwa è di legno della lunghezza di circa 50 cm. A tre quarti della sua lunghezza è piantato verticalmente un manico cilindrico che ne permette un utilizzo efficace. In caso di bisogno il Tunkuwa poteva essere rapidamente utilizzato ed era pressoché impossibile per il nemico sospettare l’efficacia di questo attrezzo apparentemente innocuo.

L’utilizzo del ferro per gli strumenti agricoli ad Okinawa risale a circa 700 anni fa. Nella stessa epoca vennero importate le prime armi dal Giappone e dalla Cina. Il kama è stato usato come arma per la prima volta durante una rivolta contadina del 1314, all’epoca del tre regni, contro un signore di Gyokujo. In seguito venendo a contatto con le tecniche cinesi di arti marziali, il Kama-jutsu si è evoluto sino ai giorni nostri. La tecnica consiste nell’utilizzo simultaneo di due falcetti. Una variante del Kama-jutsu adopera due falcetti legandoli ai polsi con una funicella (himo tuki nichogama). Il Kama era l’arma preferita di Shinko Matayoshi il quale, per la grande maestria in quest’arte, veniva soprannominato “Kama no ti Mateshi” (Matayoshi mani di falce).

Nunti significa “tecniche perforanti” . In Cina esiste un manuale chiamato “Bubishi” (da non confondere con l’omonimo trattato di Okinawa). Si tratta del più antico manuale di arti marziali nel quale si parla di quest’arma che viene chiamata “Saibu”. Nel manuale si afferma che tale arma è nata all’epoca della dinastia Ming. Tale arma, che ricorda la punta di una lancia, fu introdotta ad Okinawa dalla Cina, insieme ad altre armi, circa 600 anni fa. Il Maestro Shinko Matayoshi apprese l’arte del Nunti-jutsu dall’anziano Maestro cinese Kingai a Shangai (Cina).

Il Tinbei-jutsu ha la sua origine in Cina nel tempio di Shaolin del sud, dove quest’arte era denominata dunfa. È una delle tecniche che ha imparato Shinko Matayoshi dall’anziano e venerato maestro Kingai. All’epoca del conflitto fra i tre regni (Sanzan jidai), il Tinbei era già usato nel combattimento reale.

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