A proposito di…

 Tre scimpanzè e una banana

eventskarate 01 agosto 2003

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Di Edgardo Sogno                                                                                            

 Nel mio continuo peregrinare sui tatami di tutta Italia, in continuazione, da quasi tutti i maestri e dirigenti del karate federale, raccolgo lamentele ed inviti a “fare qualcosa” , perché così (ed è evidente a tutti, ormai) non si può più andare avanti.

Tutti si lamentano, la maggior parte “dietro le quinte”, alcuni (pochi), più o meno apertamente, questi mugugni mi fanno tornare alla mente un articolo che qualche tempo fa ho letto su di un importante giornale e che, benché fosse rivolto come critica al “mondo politico”, calza e pennello con la situazione attuale presente nel karate federale. Nell’articolo sono suggeriti una serie di atteggiamenti che il tesserato del settore karate può tenere nel prossimo futuro.

La storia è presa da un tratto di etologia, la scienza (non occorre spiegarlo) che studia il comportamento degli animali.

Dunque non è una storia inventata, ma un capitoletto di psicologia animale, anzi di psicologia delle scimmie. In breve: da un banano cade una banana.

Sotto il banano non c’è  nessuno e la banana resta a terra.

Arriva uno scimpanzè , vede la banana, l’afferra, la sbuccia e se la mangia.

Poi resta sotto il banano a grattarsi. Una dopo l’altra cadono altre tre banane.

Lo scimpanzè afferra sbuccia e mangia anche quelle. Poi ricomincia a grattarsi.

Cade una quinta banana, ma lo scimpanzè la guarda indifferente perché ormai è sazio e ricomincia grattarsi. La banana resta lì per terra accanto a lui.

Arriva un secondo scimpanzè, vede la banana rimasta a terra e allunga il braccio (o la zampa) per raccoglierla ma il primo scimpanzè smette subito di grattarsi e afferra la banana prima dell’altro… la sbuccia, la mangia e ripiglia a grattarsi.

Arriva un terzo scimpanzè che si siede in mezzo agli altri due compagni.

Per un po’ fraseggia con tutti e due. Si direbbe un perfetto “menage a trois”. Cade una sesta banana.

Il secondo scimpanzè allunga di nuovo il braccio per raccoglierla, ma anche questa volta il primo scimpanzè è più veloce di lui e riesce ad arrivare per primo e mangiarsela.

Questa volta, tuttavia, il primo scimpanzè, non avendo voglia di strafogarsi, la sesta banana la offre al terzo scimpanzè, che nel frattempo aveva iniziato a spulciarlo e a fargli le moine.

Quest’ultimo l’afferra e la mangia facendo di più il servile al potente donatore senza degnare l’altro scimpanzè nemmeno di uno sguardo.

Da quel momento, anzi, per compiacere sempre di più il primo scimmione, non saluta nemmeno più l’altro, anzi si “specializza” come spulciatore e servitore del “grande capo” .

Il secondo scimpanzè, digrignando i denti, inizia ad elaborare i seguenti piani: sputare sul muso del compagno “lecchino” azzannare e accoppare il rivale, mettersi alla testa di un piccolo branco di scimmie affamate e bistrattate come lui, aizzarle contro il comune tiranno e tentare in questo modo la conquista rivoluzionaria del potere. Inchinarsi sottomesso al suo rivale e pregarlo di permettergli di spulciarlo tutte le mattine in cambio delle banane che avanzano e che sarebbero buttate…; andare a cercare altrove altre banane ed altri amici; ritirarsi in un boschetto e mediare a lungo sulla miseria della condizione scimmiesca, levare gli occhi imploranti al cielo e pregare il dio delle scimmie di concedergli un potere che il suo fortunato ma rozzo e crudele rivale non potrà mai avere per esempio la forza di rinunciare per sempre a tutte le banane e agli “spulciatori” della terra.

La storiella finisce qui. Non resta che decidere la via da seguire.La parola agli scimpanzè, anzi no, ai karateka nostrani!

 

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