Sta per nascere una nuova Federazione

Eventskarate 20 maggio 2008

A cura di Giusy Frisato

 Un grande interesse, visti i nomi in campo, si è creato in questi ultimi  mesi per la nascita di una nuova federazione di karate. Abbiamo quindi intervistato alcuni dei promotori di questa iniziativa

Daniele Lazzarini, quarantanove anni, veneziano, dai primi anni ottanta (quindi giovanissimo) già dirigente dell’U.S. Acli dove ha ricoperto ruoli di primo piano ai massimi livelli, tra cui quella di coordinatore nazionale del settore arti marziali;

Roberto De Luca, plurititolato campione degli anni ’70 e 80 e tra i più prestigiosi tecnici Fijlkam, dirigente del Gruppo Sportivo Carabinieri;

Vitaliano Morandi, tra i più titolati e stimati tecnici fijlkam dove ha ricoperto svariati incarichi nazionali nell’arbitraggio, nonché già arbitro mondiale Wkf ;

Gianni Papa, oggi dirigente della Motorizzazione Civile, una vita spesa nelle segreterie federali: dalla Fik, alla Fikda, Fikteda, Fitak, Filpjk e per finire nella Fip (federazione italiana pallacanestro).

 

Si annuncia la nascita della FIK: era proprio necessaria un’altra federazione di karate e poi il nome, che di fatto rispolvera la vecchia Fik dell’Avv. Ceracchini, non è nostalgico ?

 

Daniele Lazzarini: innanzitutto è da precisare per correttezza che sia il nome Fik che il logo sono una proposta del comitato promotore,  che ovviamente andrà ratificata dall’assemblea costituente del 24 maggio. Effettivamente con il nome Fik c’è chi ritorna con la mente al passato ma, mi creda, non c’è niente di nostalgico. Il nome vuole avere due significati: il primo, se vogliamo banale, è avere una sigla semplice e da cui traspaia che ci occupiamo solo ed esclusivamente di Karate; il secondo ha una valenza più profonda e politica e qui devo dilungarmi un po’. E’ indubbio che la Fik, dalla sua nascita e fino alla fine degli anni ’70, sotto la guida dell’Avv. Augusto Ceracchini ha contribuito non poco alla diffusione di questa disciplina in Italia e a conseguire successi politici non indifferenti per quegli anni. Negli anni successivi, sotto svariate sigle, si è assistito ad un ulteriore sviluppo ed evoluzione che poi, ad un certo punto, si è arrestato per una sorta di “cortocircuito” ed oggi il mondo del karate è ancora in cortocircuito ! : sono infatti sotto gli occhi di tutti il calo dei praticanti e in particolar modo degli agonisti (non fa testo qualche medaglia vinta in campo internazionale) e, soprattutto, il proliferare di federazioni. La maggior parte dei praticanti è oggi come una sorta di “popolo errante” senza patria, che cambia federazione ogni anno. E’ questo il  segno evidente dell’insoddisfazione dilagante per non avere una federazione che risponda ai reali bisogni (che non sono quelli di avere un dan in più), ed è chiaro che di fronte a questa situazione si può tranquillamente dichiarare il fallimento di una classe dirigente. Quindi ripristinare la sigla Fik significa “ripartire da lì” per bypassare il cortocircuito.

Nell’aver detto ciò credo di aver anche enunciato gli obiettivi futuri della Fik, certamente ambizioni e forse utopistici, che comunque giustificano la nascita di questa federazione. Siamo in un momento storico, storico perché come non mai è maturata nei praticanti la voglia di un vero cambiamento e questo è il reale motivo che mi ha fatto scendere in campo. Credo che siamo nella giusta strada, confortato dalle numerose telefonate di interesse da tutte le regioni italiane. 

 

Si dice che con questa federazione state creando, come tanti altri,  il vostro “orticello”…

 

Vitaliano Morandi: non mi sorprende che si dica questo, d’altra parte iniziative analoghe del passato anche recente giustificano tali affermazioni. Voglio solo precisare che tutti i promotori sono affermati professionisti che non hanno certamente bisogni economici (se è questo cui si allude), provenienti dalle esperienze più diverse, che hanno un comune denominatore: l’amore per il karate. Mi limito solo a dire che saranno e dovranno essere i fatti a parlare sul nostro operato.

Proprio per questo la Fik nascerà in maniera diversa, con una procedura costituente innovativa. La federazione sarà creata dalla base con assoluta trasparenza e democrazia: ci troveremo infatti il 24 maggio per una sorta di convention dove tutti potranno partecipare e, alla fine della presentazione, sarà fatta la costituzione ufficiale con tutti quelli che intenderanno intervenire come soci fondatori. Quindi non come solitamente avviene di entrare a far parte di un contenitore già preconfezionato, dove certo non si potrebbe scegliere la dirigenza, il che non mi sembra cosa da poco…

 

Non andate a frammentare ancor di più questa disciplina ?

 

Vitaliano Morandi: le dirò che una delle ambizioni della Fik và esattamente al contrario, e mi spiego meglio. La nostra società stà cambiando ed anche nel mondo del karate c’è voglia di cambiamento, detto in maniera molto semplice c’è voglia d’aria giovane, fresca per intenderci. Molti praticanti cercano tutto questo, ma onestamente è difficile da trovare nelle realtà presenti impostate per lo più con criteri ottocenteschi e di imitazioni l’una dell’altra. E’ per questo che dico che uno dei principali obiettivi della Fik sarà proprio quello di dare ciò che i praticanti vogliono: una federazione giovane, fatta di gente giovane, con procedure snelle e moderne, pronta a soddisfare le esigenze di tutti i praticanti. Ecco perché credo che funzionerà come catalizzatore per tutti coloro che sino ad oggi non hanno potuto trovare soddisfazione nelle organizzazioni attualmente esistenti.

 

Politici o maestri, chi ha più colpe sulla frammentazione del karate ?

 

Roberto De Luca: La questione è molto complicata. Se una classe politica di scarso livello (con le dovute eccezioni) è lo specchio di una situazione federale altrettanto mediocre, allora bisogna cambiare la dirigenza o creare una struttura ad hoc. E’ quasi surreale assistere ad una marea di persone che litigano per qualifiche, gradi e ruoli.

Uno spettacolo di pura subalternità non è costruttivo per una federazione che, pur di reggersi in piedi, ha bisogno di una plebe che non ragiona anziché di un popolo pensante e organizzato. Detto questo, una classe dirigenziale che si rispetti è tenuta a essere migliore dei tesserati che rappresenta: non uguale, migliore, perché questo è il suo “mandato” il significato stesso di quella selezione delle capacità comprese nel termine democrazia. E dunque nessuna assoluzione è possibile per la maggior parte degli amministratori delle federazioni sin qui presenti in Italia.

 

Cosa si sarebbe dovuto fare ?

 

Roberto De Luca: nel caso (raro, ma possibile) che una soluzione logica e praticabile non esistesse, potevano rassegnare le dimissioni, dicendo pubblicamente: “ragazzi, è un grosso problema, non riusciamo venirne a capo”. Non avendolo fatto hanno tradito il loro patto con la collettività, tanto quanto il buzzurro che sbraita per un punto non assegnatoli, o il furbo-fesso (spesso i furbi sono fessi) che se ne frega del prossimo. A maggiori onori, maggiori oneri: questo è il vero prezzo del “potere”, e in Italia la classe dirigenziale non ha voluto o saputo pagarlo.

 

Cosa intendete fare ?

 

Gianni Papa:  intendiamo rinnovare la politica federale del karate. Una responsabilità che non si fermerà a delle dichiarazioni di propaganda, ma che punta ad accogliere risolutamente questa voglia di cambiamento. Un cambiamento diretto a quelle migliaia di praticanti del karate che si sono messi in gioco tante volte, come tante volte ha fatto il sottoscritto. Un’aspettativa per una politica federale che unisca anziché dividere, una politica che parli di cose concrete: del lavoro delle società, delle famiglie che vivono l’attività sportiva e delle loro esigenze, del sistema produttivo dello sport, del benessere psico-fisico e delle prospettive per le nuove generazioni. Una politica che premi il merito, l’innovazione, la ricerca, che sappia portare avanti quelle riforme strutturali di cui il karate italiano ha bisogno e che sappia generare emozioni condivise, dando risposte concrete ai bisogni delle società sportive. Personalmente intendo portare tutta la mia esperienza al servizio della Fik.

 

Chi saranno i dirigenti della federazione ?

 

Gianni Papa: a questa domanda nessuno di noi sa risponderle proprio perché, per il metodo che ci siamo dati, non c’è niente di precostituito. Noi siamo dei semplici promotori e sarà quindi l’assemblea costitutiva del 24 maggio (questa volta veramente sovrana)  ad eleggere i dirigenti, con la più assoluta trasparenza e democrazia.

 

I soliti bene informati ci dicono che saranno presenti alla convention del 24 maggio “personaggi” non solo dello sport ma anche della politica e dello spettacolo, qualche nome ?

 

Daniele Lazzarini: Non si possono fare ora dei nomi, ma sarà una piccola sorpresa. Abbiamo degli amici che guardano con simpatia questo progetto e verranno a farci un “in bocca al lupo”, in quella è poi un’iniziativa per la crescita dello sport italiano.  Per concludere,  tengo a ribadire che  la Fik adotterà una politica che superi i meccanismi di conservazione, le corporazioni, che sappia mantenere il primato della partecipazione e della condivisione, che sappia dare risposte, che sia in grado di scegliere e permettere agli altri di scegliere. Quando la politica non fa scegliere, altri decidono e scelgono al posto di chi dovrebbe farlo legittimamente. Insomma la Fik dovrà essere una comunità in cui ritrovarsi, convinti che questa scelta non serva a noi ma agli interessi generali del karate.

 

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